andrea giorgi

Ad un mondo 4.0 deve corrispondere per forza un’evoluzione della società 4.0. Questo cambiamento così apparentemente radicale che – a volte – riesce a creare un vero e proprio gap intergenerazionale, è stato reso possibile dallo sviluppo della tecnologia. Ognuno di noi ad oggi vive quest’ultima come parte integrante della propria esistenza, tutti abbiamo uno smartphone, leggiamo le ultime notizie, interloquiamo con gli amici attraverso di esso, soprattutto coadiuvati dai social network e dalla loro gratuità (che poi gratuito non vuol dire gratis, infatti tutto ciò ha un rovescio della medaglia con la cessione più o meno volontaria dei nostri dati personali). Insomma, internet non è più uno strumento ma è la forma della nostra vita

Di pari passo a questa evoluzione antropologica connessa all’avvento di Internet, vi è senza dubbio uno scenario del mondo del lavoro che negli ultimi anni ha visto un picco delle professioni digitali, tanto da far virare anche alcuni indirizzi di laurea verso questo mondo (soprattutto nell’ambito delle scienze della comunicazione e di economia e marketing). Ed è giusto che sia così, perché sempre più giovani (e non solo) possono – ad oggi – sentirsi liberi di trasformare la propria passione in un lavoro. Rotti gli schemi del posto fisso, dei lavori ordinari, che per fortuna continuano a resistere e persistere (senza medici in circolo, sarebbe difficile anche per un imprenditore digitale condurre una vita sana e performante), via alle nuove professioni digitali sempre più ambite, e con la garanzia di un percorso di formazione alle spalle, accessibile grazie alle Università italiane ed estere che si stanno prodigando per mantenere il passo con i tempi.  

Un esempio di un imprenditore che è riuscito a fare della propria passione, il blogging e la tecnologia, un lavoro a tempo pieno è Andrea Giorgi, ideatore di diversi progetti, tra cui Smartdomotica, portale di domotica, casa e tecnologia. Nel 2018 decide di fondare questo portale, con l’obiettivo di imporsi sul mercato come punto di riferimento italiano nel mercato IoT e della smart home, divenendo uno strumento di informazione mirata per gli utenti, raccogliendo le recensioni degli esperti del settore, le offerte sui prodotti migliori e consigli utili per chi intende approcciare a questo nuovo modo tecnologico di vivere la propria dimora. 

Andrea non è un visionario, parte da una base lavorativa già forte e strutturata nel settore dell’elettronica di consumo e degli elettrodomestici, avendo lavorato per anni per brand leader del settore come Russell Hobbs, Remington ed Electrolux. 

Decidiamo così di scambiare quattro chiacchiere con lui, incuriositi dal suo percorso lavorativo e soprattutto dal suo coraggio nelle scelte di vita. 

  • Ciao Andrea, innanzitutto piacere di conoscerti. Tu sei la mente creativa ed il fondatore di Smartdomotica, ci spieghi la genesi di questo progetto? Qual è stata la scintilla che ti ha fatto decidere di mollare un lavoro in ufficio per dedicarti al blogging?

Ciao, il piacere è tutto mio. Diciamo che si è trattata di una concatenazione di eventi. Dopo anni di lavoro in ufficio, ho avuto la sensazione di essermi appiattito su una linea retta chiamata routine. Trovare la giusta motivazione era sempre più difficile, ma lasciare un posto di lavoro in un’azienda prestigiosa come Electrolux lo era ancor di più, quindi per un po’ ho preso tempo. Intanto avevo iniziato a lavorare al progetto smartdomotica, che originariamente non era che un hobby da coltivare durante il mio tempo libero. Questo mi permetteva di unire diverse passioni. Tecnologia, scrittura e marketing digitale: la sintesi perfetta, quindi. Fin da subito ho avuto buoni segnali, poi con l’uscita di Alexa in Italia il mercato ha subito una svolta. Da cosa nasce cosa, ed eccomi qui.

  • Dal 2018 ad oggi il tuo blog ha ottenuto un incremento di visite che lo hanno reso uno dei leader nel settore, eppure la concorrenza è sempre molto alta. Avere un blog vuol dire avere una nicchia di visitatori con cui interagire quotidianamente, un impegno a 360 gradi, al di là della creazione di contenuti. Come fronteggi l’elevata competitività?

La competitività è alta, è vero. Il mercato è composto da grandi player con redazioni strutturate e piccoli blog, anche monotematici. Il segreto è mettersi dalla parte del consumatore ed offrire il miglior contenuto possibile, ovvero quello che risolverà dubbi ed incertezze. In un mondo veloce come quello del tech e dell’elettronica di consumo, siamo costantemente bombardati da nuovi prodotti, uscite, nuove tecnologie: stare al passo è difficile, quindi è importante garantire informazioni efficaci, di rapida fruizione e, soprattutto, aggiornate.

  • Per gestire al meglio un blog bisogna essere social editor, content creator, social media manager, grafici e, perché no, anche videomaker. Si sa che infografiche e mini video hanno un’attrattività maggiore rispetto al contenuto editoriale. Oppure si può creare una squadra. Opzione scelta dal tuo sito. Quanto conta avere uno scambio umano quotidiano con i propri collaboratori, l’esigenza di fare rete e fronteggiare un unico obbiettivo: l’ascesa del progetto digitale, insieme?

Gestire un blog è un lavoro a 360 gradi: dall’ideazione dei contenuti alla loro implementazione e comunicazione ai propri utenti, per non dimenticare la noiosa ma necessaria burocrazia. Il segreto sta nell’organizzazione e nel ragionare ad obiettivi. Come ti dicevo, il blog è iniziato come un hobby e, pian piano, l’ho visto strutturarsi sempre di più sotto ai miei occhi. Al momento, la quasi totalità del lavoro ancora ricade su di me, ma con il tempo ho affidato alcune attività a collaboratori esterni, per lo più esperti di prodotti, anche tramite piattaforme di marketplace per progetti digitali. Inoltre, c’è l’interazione con le varie agenzie, per esempio pubblicitarie e PR, come con le aziende produttrici e siti ecommerce. Sebbene sia location independent, ho costantemente contatti umani, sia in Italia che in paesi come Cina, Taiwan, Stati Uniti. Questo è un aspetto fondamentale, che facilita il lavoratore autonomo e flessibile a non isolarsi troppo dalla realtà lavorativa e al mondo aziendale.

  • Il blogging ha ancora prospettive o si rischia la saturazione del mercato?

Più che il blogging, diciamo che ha prospettive chi produce contenuti di qualità ed è capace di adattarsi al cambiamento e cavalcare le nuove forme di comunicazione. Tutto deve essere consumer-centric in un mondo estremamente fluido. Anche Google ne è consapevole ed aggiorna costantemente l’algoritmo per premiare i contenuti più validi ed eliminare dai primi risultati di ricerca quelli non rilevanti per gli utenti. Una sorta di selezione naturale nell’era tecnologica, che elimina pian piano le realtà che non aggiungono reale valore per il consumatore. In questo modo il mercato rimane dinamico e sopravvive chi è resiliente e sa adattarsi. Non c’è da stupirsi che tutte le grandi piattaforme editoriali lavorino ora su diversi canali multimediali, come video e podcast, oltre ovviamente al tradizionale contenuto testuale, che rimane comunque una parte fondamentale. 

  • Il filo rosso che lega fra loro le varie tematiche del sito è la tecnologia, con uno sguardo ben focalizzato soprattutto sulla IoT e la smart home (da cui il nome del dominio). Quanto pensi sia arretrato (se è così) il nostro paese in questo campo e cosa si potrebbe fare di più per incentivare la maggiore diffusione delle case intelligenti (e sicure)?

Il nostro paese è più indietro rispetto ad altri come Stati Uniti, Regno Unito e Germania. Tuttavia, con l’arrivo degli assistenti vocali nel Bel Paese e con il parallelo sviluppo dell’IoT e della domotica fai da te, stiamo assistendo ad una crescita rapida, a doppia cifra ormai da diversi trimestri. Da nicchia, si è trasformato a tutti gli effetti in mercato di massa e sono sicuro che la crescita continuerà nei prossimi anni.

  • A proposito di tecnologia sempre, siamo in giorni un po’ particolari nel nostro paese in cui si sta cercando di fronteggiare un’emergenza limitando gli spostamenti e implementando lo smart working, anche con un Decreto Governativo. Eppure molte aziende (soprattutto PMI) appaiono ancora restie verso questa tipologia di logica lavorativa. Quali sono le cause secondo te?

La causa è nella poca fiducia delle aziende nei propri dipendenti, a sua volta causata da retaggi ormai vetusti e obsoleti. La chiave è quella di cambiare il mindset, personale prima che aziendale. L’assunzione di un lavoratore presuppone un rapporto di fiducia reciproca, altrimenti perde di senso, giusto? Il cambio generazionale aiuterà sicuramente. Forse, iniziare a ragionare ad obiettivi, piuttosto che ad ore lavorate, potrebbe essere la strada giusta da seguire. Tuttavia, sempre più aziende italiane si stanno aprendo su questo fronte. I vantaggi sono eclatanti e ampiamente dimostrati: migliore produttività, maggiore permanenza del lavoratore, minori costi per l’azienda, minori emissioni. 

  • I vertici aziendali spesso lamentano la mancanza di una adeguata tecnologia a distanza, per i propri dipendenti, che di fatto utilizzano i device aziendali che supportano software e programmi ottimizzati per il proprio ruolo. La mancanza di cultura digitale è un peso anche per il rilancio di questo paese?

Assolutamente sì, la cultura digitale è fondamentale nelle aziende, ma non solo per quanto riguarda la tecnologia a distanza. Durante i miei anni in azienda ho notato una sorta di analfabetismo digitale, diffuso anche (e purtroppo) fra le generazioni più giovani. Questo comporta processi non completamente ottimizzati, rallentamenti e sprechi (mai visto così tanta carta sprecata come in un ufficio). Paesi come l’Estonia stanno puntando tutto sulla digitalizzazione, inserendo corsi di programmazione e robotica già durante le scuole primarie. In questo modo, quei temi diventano pane quotidiano, parte integrante delle nostre vite e strumenti indispensabili per entrare nel mondo del lavoro. 

  • Se dovessi progettare la tua smart home ideale, quali sarebbero i cinque oggetti di domotica a cui proprio non potresti rinunciare e perché?

Senza entrare nello specifico dei brand ti dico: impianto di illuminazione intelligente per controllare le luci da remoto, cambiare colori e creare scenari personalizzati; un robot aspirapolvere connesso che mi aiuta nelle faccende domestiche; un termostato WiFi per gestire il clima della casa, evitare sprechi e risparmiare in bolletta; un controller per rendere smart il condizionatore e farlo avviare quando il GPS rileva che sto tornando a casa; ultimo ma non per importanza, uno smart speaker con assistente digitale integrato, per controllare tutti i miei dispositivi connessi con la voce.

  • Ti lascio con una riflessione: quello del blogging è un mondo senza orari prestabiliti e ferie programmate; la notizia e la sua viralità non aspettano nessuno. Ti sei mai pentito di aver rinunciato ad una vita ordinaria per un progetto così ambizioso e “fuori dagli schemi” aziendali?

Assolutamente no. E’ vero, a volte la flessibilità totale mi porta a lavorare durante i weekend, le festività o la sera. In altre parole, il rischio di “non staccare mai” c’è ed è reale. Tuttavia, queste dinamiche sono presenti anche nella vita aziendale standard. A quel punto la domanda che uno si fa è: perché e per chi lo sto facendo? Per non parlare, naturalmente, della possibilità di organizzare completamente gli impegni, lavorativi e non, gestendo il proprio tempo in autonomia. Una libertà a cui, al momento, non riuscirei più a rinunciare.