Il Parlamento europeo mette fine al Geoblocking per creare il mercato unico digitale

Buone notizie per l’E-commerce nell’Unione. Il 20 novembre 2017 il Parlamento europeo ha deciso di porre fine al “Geoblocking” all’interno dell’Europa. Un modo per incrementare il commercio online e creare un mercato unico digitale. Il provvedimento, preso in accordo con il Consiglio Europeo e la Commissione Europea, stabilisce nuove regole sugli acquisti di beni e servizi online, stimolando la competitività di piccole e medie imprese.

Ci sono voluti due mesi dalla promessa fatta a settembre al vertice digitale di Tallin per ratificare il provvedimento che riduce (e in alcuni casi mette fine) alle pratiche di geoblocking. Ma come cambia la situazione per i consumatori, italiani e non, e per le attività commerciali? I primi avranno a disposizione moltissime opzioni in più al momento di effettuare acquisti in uno dei 28 Stati della UE. Le seconde si troveranno davanti una sfida: quella di essere sempre più competitive sia a livello digitale – con la scelta di strategie che garantiscono una migliore visibilità online – sia logistico, ambito in cui diventano necessari servizi di spedizione sempre più efficienti e corrieri sempre più veloci.

Tre le situazioni in cui le nuove norme vietano ogni tipo di geoblocking: la vendita di merci senza consegna fisica, quella di servizi prestati attraverso mezzi elettronici e quella di servizi forniti in un preciso luogo fisico.

Tra nove mesi – il tempo previsto per l’adozione delle nuove misure – i cittadini dell’Unione potranno comprare biglietti per un concerto, noleggiare un’auto, acquistare elettrodomestici direttamente da casa senza incontrare barriere legate ai metodi di pagamento locali e senza essere costretti a utilizzare domini del Paese da dove proviene la merce.

La scelta dei nove mesi, come spiegano da Bruxelles, deriva dalla volontà di lasciare alle piccole e medie imprese il tempo di adattamento necessario al nuovo regime commerciale. Realtà economiche più piccole che dovranno puntare sull’innovazione e sulla riduzione dei costi per essere ancora più competitive a livello comunitario. Piattaforme di automazione della logistica delle spedizioni, come ad esempio Packlink Pro, diventano strategiche per fronteggiare la concorrenza delle aziende più grandi.

Costi di consegna ridotti, automazione dei servizi di spedizione e integrazione con piattaforme e-commerce come Prestashop e WooCommerce o con marketplace come eBay e Amazon. Questi e altri sono i servizi su cui le PMI dovranno puntare per aumentare la competitività e che grazie agli accordi stretti con i corrieri per l’ecommerce da Packlink PRO sono già a disposizione delle realtà che decidono di investire sul commercio digitale internazionale.

La rimozione del geoblocking crea quindi maggiore competizione (oltre che una spinta all’innovazione), ma per certi aspetti non la rende “obbligatoria”. Il provvedimento infatti cancella i blocchi locali ma non obbliga le aziende a vendere all’estero e non armonizza i prezzi. I commercianti resteranno liberi di decidere di non vendere i propri prodotti in altre parti dell’Europa se non lo ritengono conveniente. Spetterà all’Unione Europea valutare le giustificazioni con cui le imprese limiteranno la commercializzazione delle proprie merci.

Da definire anche il meccanismo di consegna dei prodotti: se il rivenditore non offre la spedizione internazionale sarà il compratore a doverla organizzare con un aumento dei costi da non sottovalutare.

Nonostante alcuni punti migliorabili, il provvedimento porterà indubbi benefici ai consumatori. Se fino a oggi si rischiavano sovrattasse, problemi legati alla registrazione su un sito estero o ai pagamenti con carte di credito e debito non emessi dal Paese in cui veniva effettuato l’acquisto, con la fine del blocco sarà possibile comprare un prodotto o un servizio direttamente dal sito ufficiale del venditore e senza intermediari.

Dalla nuova normativa restano fuori i diritti d’autore, ancora legati alle tariffe doganali dei singoli Stati. Non sarà quindi possibile usufruire di servizi di streaming audio e video fuori dal Paese di appartenenza. E questo nonostante l’abolizione del roaming e in contrasto con la prima stesura della legge, datata maggio 2017, che prevedeva la caduta di ogni forma di barriera per ogni tipo di prodotto. Tutto rimandato al 2020.

Un provvedimento storico sia per i produttori che per i consumatori di servizi e che segna una decisa svolta verso quel mercato unico digitale da anni auspicato e mai completamente realizzato. Nuove norme salutate con soddisfazione anche dal Vicepresidente della Commissione Europea, Andrus Ansip, nominato responsabile del dossier sul mercato unico digitale, che ha sottolineato come dal Natale del prossimo anno i cittadini europei potranno scegliere liberamente i siti su cui effettuare acquisti senza essere bloccati o reindirizzati.