Le aziende puntano sugli artisti per le loro strategie di marketing

Avete mai sentito parlare di music marketing? Se la risposta è no, la locuzione nomen omen viene in vostro soccorso e vi segnala che non stiamo parlando di altro che del marketing che i brand sviluppano, volto a promuovere i loro prodotti, utilizzando gli artisti e i loro brani, sfruttando la potenza della loro musica. Ovviamente ciò crea uno storytelling interessante, poichè l’artista entra nella vita del brand con la propria musica ed i suoi brani, dando nuova linfa e rafforzando quindi i valori di cui il brand si fa portatore.

Se però fino a poco tempo fa abbassare la musica ad accordi economici con i brand più disparati con conseguente vendita dei propri brani agli stessi, al fine di sentirli riprodotti negli spot, risultava una pratica a dir poco dissacrante, oggi è diventata quella più redditizia anche per gli artisti. Associarsi ad un determinato brand risulta rafforzare l’immagine stessa del cantante, che viene associata al prodotto, ai valori guida del brand, e lo avvicina al target del marchio stesso, potenziali fruitori della propria musica.

Da dove nasce il nuovo modo di fare music marketing e perché vale così tanto

Non ci sono dubbi che la radio rimanga ancora il mezzo di diffusione dei pezzi musicali più importante e universalmente utilizzato, ma l’insorgere della musica in formato digitale, unitamente allo streaming stanno determinando un grande cambiamento nel modo di fruizione della musica stessa e con ciò cambia ovviamente anche il modo in cui gli artisti scalano la montagna del successo.

Volete un esempio? Pensate a Nick Drake che ha visto praticamente rinascere il suo successo da quando la Volkswagen ha deciso di iniziare il proprio personale music marketing facendo utilizzare il proprio singolo Pink Moon in una adv, che è diventata un cult.

https://www.youtube.com/watch?v=0nWuCZe4lSE

 

Siamo giunti al momento in cui i brand internazionali concorrono in tutto e per tutto alla creazione delle carriere degli artisti.

Joe Belliotti, il Director of global entertainment marketing di Coca-Cola, oltre che giurato al Clio Music del 2016 parlando con Thedrum pensa chiaramente che la relazione tra brand e artisti per il music marketing sia nata dal momento in cui l’hip-hop ha iniziato a guardare positivamente alle collaborazioni:

“Chris Lighty, il defunto fondatore di Violator, specializzata nella gestione delle carriere degli artisti di hip-hop e R&B hanno di fatto aperto la strada a questa nuova e particolare relazione. Se pensiamo poi a LL Cool J fare The Gap, ci torna in mente  il coinvolgimento di Sprite con Tribe, Missy Elliot e Pete Rock. Artisti come Rock e Grand Puba registrarono il loro freestyle in studio, in modo che fosse utilizzabile come uno spot per Sprite, cosa che ha notevolmente aiutato questa cultura di unione tra brand e band”.

 

“Ormai assistiamo a sempre più collaborazioni tra il mondo dei brand e quello della musica. Non sono collaborazioni creative, che ci sono sempre state, ma collaborazioni volte a creare qualcosa di davvero ricco di significato per entrambe le parti in gioco”, aggiunge Belliotti.

Un’altra giurata del Glenn Minerley del 2016 Clio Music, nonché vice presidente e account director for music and entertainment di Momentum Worldwide, la Total Brand Experience agency più famosa al mondo, afferma:

“Guardando in tutto il settore, si vede molta più brillantezza nelle offerte che sono autentiche agli occhi degli artisti, preziose per i fan e in linea con i valori del brand. Lo scorso anno la partnership di Lady Gaga con Intel ai Grammys, ha funzionato davvero bene. La sua performance all’evento è stata un tributo a David Bowie ed ha enfatizzato la tecnologia di Intel, facendola apparire ancor più innovativa. Il contenuto narrativo digitale era davvero efficace e ha mostrato contemporaneamente l’abilità tech di Lady Gaga oltre che il ruolo autentico di Intel nel processo.”

Kenny Ochoa, co-founder di Quiver, una compagnia di creative music licensing and supervision, che ha lavorato con Sanctuary Records, Sony Music e Warner Brothers è dello stesso avviso:

“All’inizio quando proponevo di inserire le canzoni all’interno di spot o film erano felici ma ancora distratti dalla maggiore importanza che davano alla loro posizione in radio o dei loro video”  

Ochoa è sicuro nell’ammettere che il momento in cui le cose sono cambiate è stato quando la Apple ha lanciato l’I-Pod.

Ochoa conclude dicendo:

“Credo che sia tutto nell’essere certi, come artisti, che il brand con cui si sta avendo una partrnership sia giusto per la propria essenza e viceversa. Se c’è un atteggiamento win-win non ci sarà nessuna svendita della propria musica.”

Una relazione di successo dunque che non potrà che crescere nel tempo grazie soprattutto al digitale che imporrà sempre di più un’interconnessione tra questi due mondi e riscriverà completamente la storia del music marketing.