Management dello sport: un evento sportivo legato al turismo
Italia sì, Italia no …cosí faceva il bel motivetto sanremese di Elio e le Storie Tese, classificandosi secondo nel 1996. Non sono un grande appassionato del Festival della Canzone Italiana, ma bensì del 6Nations che in tutte le sedici edizioni disputate dall’esordio degli Azzurri , la nazionale italiana di rugby ha vinto per ben dieci volte il cucchiaio di legno, il premio simbolico assegnato alla squadra che arriva ultima in classifica. Bel record direi!
Spero proprio che nell’edizione in corso posso (la diciassettesima per gli Azzurri) cantare Italia SI e i cucchiai lasciamoli a chi mangia gli spaghetti con l’ausilio della posata concava oppure ai calciatori che non segnano il rigore.
Il Sei Nazioni, il torneo di rugby più importanti in Europa, si disputa ogni anno nei fine settimana di febbraio e marzo. L’élite del rugby europeo, ovvero (in ordine alfabetico) Francia, Galles, Inghilterra, Irlanda, Italia e Scozia si sfidano in cinque partite, una contro ciascuna delle altre squadre partecipanti. Diversamente da molti altri tornei sportivi tra cui anche gli stessi Mondiali di rugby, non si gioca in un singolo paese o città: ogni nazione ospita due o tre partite, e ne gioca due o tre in trasferta.
Un evento sportivo di tale importanza ha un rilevante riflesso geo-economico sulle città ospitanti, contribuendo così al flusso turistico del fine settimana nel periodo invernale. Cardiff, Dublino, Edimburgo, Londra, Parigi e Roma in collaborazione con le federazioni di competenza, elaborano così strategie sempre più mirate ed alternative per differenziare la propria offerta turistica legata al match day del torneo di rugby.
Insomma il Sei Nazioni é una vera e propria festa dello sport, che riempie le casse comunali e crea un indotto per ciascuna delle sei città ospitanti per più di 50 milioni di Euro ciascuna.
La BBC e i suoi spot per il 6 nazioni
Per il management dello sport una grande leva per far conoscere l’evento sportivo sono gli spot ed in generale la promozione dell’evento, con mezzi tradizionali come TV e radio, oppure utilizzando gli odierni mezzi di comunicazione digitali.
Ogni anno prima che inizia il Sei Nazioni, la potente BBC ad esempio, invita tutti gli appassionati del torneo e del rugby a seguire le partite con degli spot carini ed efficaci.
Eccone alcuni:
Edizione 2017: Let’s settle it on the pitch, ovvero cerchiamo di risolverla in campo.
Edizione 2015 : Six Nations Game of Thrones opening
Lo spot carino della BBC del 2015 in perfetto stile Game of Thrones mette appunto in risalto i simboli emblematici di ogni città, che generalmente attirano migliaia di turisti. Peccato però che su Roma, rappresentata con il Colosseo e lo Stadio Olimpico, campeggia la bandiera bulgara.
È difficile conoscere il mondo senza uscire di casa propria, ammoniva Voltaire. BBC che figuraccia!
Edizione 2012: british humour e lo spot amaro per gli inglesi
Lo spot del 2012 della BBC é ritenuto inappropriato. Visto che i tifosi delle varie squadre dicono esplicitamente quale squadra dovrebbe perdere, ovviamente l’Inghilterra. Il video dopo essere stato essere messo in rete é diventato virale.
Il 6 Nations ha un enorme potenziale ed é considerato da molti come un’alternativa spettacolare e pulita ai tornei di calcio europei. Una competizione che gode di sempre maggiore attenzione non solamente da parte degli sportivi, ma anche degli operatori economici e quindi rappresenta un ottimo investimento di alto livello, dove le leve dello sport marketing hanno contribuito allo sviluppo del torneo con tassi di crescita straordinari.
Il giro d’affari di 500 milioni di Euro della palla ovale
Il rugby acquisisce sempre più spazio all’interno dello sport mondiale e di conseguenza attorno al Sei Nazioni girano parecchi soldi. Il Sei Nazioni ogni anno muove oltre 500 milioni di Euro, grazie all’impatto dei diritti televisivi (trasmesso in 187 nazioni) e degli sponsor, come la BBC, che ha firmato un contratto tv da oltre 300 milioni di Sterline per i prossimi sei anni.
Il business della palla ovale europea ha permesso di aumentare i premi a 20 milioni di Euro:
- 6 milioni di Euro per chi alzerà la coppa (7 in caso di Grande Slam, cioè nel caso in cui vincesse tutte le partite);
- 4,5 milioni di Euro per i secondi classificati;
- 3 milioni di Euro per chi salirà sull’ultimo gradino del podio.
Insomma il cucchiaio di legno per il peggior risultato sportivo vale una cifra milionaria. Ah però!
Ovviamente l’aumento del giro d’affari ha anche favorita la F.I.R. (Federazione Italiana Rugby) con un fatturato dell’ultimo bilancio pari a 42 milioni. Certo i profitti delle altre federazioni sono di un livello superiore: Scozia (48), Galles (73), Irlanda (78), Francia (107) e Inghilterra (190).
L’impatto del rugby in Italia continua ad attirare sponsor e per la nazionale azzurra i principali sono Cariparma (2,5 milioni di Euro l’anno), Edison e Adidas con circa 2 milioni di Euro annui, senza dimenticare i vari Peroni, Reale Mutua e Peugeot. Gli introiti in forte aumento derivanti dal settore commerciale, configurano la F.I.R. come vera e propria azienda nella nuova sede romana con cinque divisioni (amministrazione, segreteria, eventi, tecnica, comunicazione e marketing) impegnati alla ricerca di nuove partnership. Anche se i risultati sportivi sul campo della squadra italiana sono abbastanza deludenti, il rugby in Italia cresce anche in ambito economico.
Insomma il tasso di crescita del movimento italiano è il più alto tra i partecipanti al Sei Nazioni, ma l’appeal delle prime in campo le rende anche prime nell’accaparrarsi sponsor e ricavi. Basti pensare ai ricchi accordi di questi ultimi con emittenti televisive e non. Il management dello sport, in questo caso del rugby, in seno alla federazione devono riflettere su questo aspetto, per aumentare la competitività della nostra squadra.
Il Sei Nazioni alla ricerca di un nuovo title sponsor
Tutte gli tornei sportivi hanno come principale obiettivo la reale ragion di esistenza. Vengono allestite grandi campagne pubblicitarie, strumenti per ricavare introiti economici e stipulati accordi commerciali con title sponsor. Accordi che hanno comunque sempre una scadenza. Infatti la RBS, ovvero Royal Bank of Scotland ha deciso di non rinnovare la collaborazione con il Sei Nazioni. Si tratta di una collaborazione iniziata nel lontano 2003, risultando cosi una delle sponsorizzazioni più longeve.
Tutte le belle storie prima o poi finiscono, ma é anche un buon momento per guardare a una sponsorizzazione diversa che sia più in linea con la strategia del brand 6 Nations. Sono stati attivati una serie di contatti con i principali operatori di telefonia mobile. Staremo a vedere come si evolverà.
Il Sei Nazioni 2017 per l’Italia è iniziato con una bella meta al Galles per finire con due amare sconfitte quindi mi concedo con un in bocca al lupo agli Azzurri del rugby e anche alle Azzurre, impegnati con forza in prima linea, per l’impegno che li attende ancora per i prossimi tre incontri. Un augurio all’insegna del marketing sportivo, che si abbraccia al rugby per la sua efficace forza comunicativa che continua a farci sognare.