Terrorismo e tecnologia sono un connubio che ha fatto molto parlare, da quando il 13 novembre 2015, una serie di attentati a Parigi, ha inginocchiato il mondo.

Sappiamo già che, spesso, i membri dell’Isis utilizzano i social network (nello specifico Twitter) per la recluta di nuovi adepti e per la propaganda di tipo terroristico.

La novità in merito è che, le Alte Dirigenze di Google, Twitter e Facebook, hanno in programma un incontro con i Vertici della Casa Bianca e delle Agenzie di Intelligence per comprendere come arginare questo fenomeno, formando delle misure antiterroristiche sui social network.

Le aziende sopra citate, sembrano essere estremamente sotto pressione alla luce di quanto avvenuto a Parigi e successivamente a San Bernardino.

Il Washington Post riporta che il punto focale della speciale riunione, sarà comprendere come arginare il fenomeno di reculta on-line di seguaci per il Credo terroristico.

Altri punti che verranno toccati nell’incontro saranno l’identificazione degli schemi di recluta, e come aiutare i comuni utenti a disincentivare la politica social da parte dei membri dell’Isis.

Come possono gli utenti medi fornire il proprio aiuto?

Attraverso condivisioni e segnalazioni di gruppi e/o utenti giudicati potenzialmente pericolosi.

Oltre i colossi sopracitati, anche altri Big come Microsoft e Dropbox, sono stati invitati alla riunione, di modo da mettere insieme sempre più forze tecnologiche contro il terrorismo.

Non tutte le aziende hanno accolto positivamente l’invito all’incontro, ed i motivi non sono molto chiari.

In dicembre, lo stesso Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama aveva tenuto un discorso in cui esortava i Big a “rendere più complesso l’utilizzo della tecnologia ai terroristi”.

Sembra che un altro punto della riunione anti terrorismo, sarà la crittografia.

Il Washington Post sostiene che nell’incontro verranno decise delle modifiche sull’aspetto crittografico.

Da anni gli Stati Uniti richiedono gli accessi ai dati protetti degli utenti, senza aver, finora, ottenuto alcun successo in quanto in netto contrasto con le leggi sulla privacy.

A negazione di quanto affermato dal Washington Post, interviene, però, il Reuters sostenendo che non ci sarà alcuna discussione in merito alla crittografia.

Insomma, al di fuori del discorso crittografia, il punto focale è proprio quello di comprendere come le aziende Google, Facebook, Twitter e gli altri Big della tecnologia, possano attivarsi per limitare la propaganda terroristica su questi canali.

Già nei mesi scorsi gli hacker buoni di Anonymous, si erano attivati per contrastare l’azione di terrorismo sul web, ma qui parliamo di una metodologia totalmente diversa.

Non sono gli hacker coinvolti nella campagna anti terrorismo, ma gli stessi vertici della Silicon Valley.

Non mi sento di tirare conclusioni sull’argomento, se non la speranza che questa guerra web termini nel migliore dei modi.

Sicuramente l’arginazione del fenomeno di recluta effettuata tramite gli strumenti social potrebbe momentaneamente piegare un punto fermo della strategia dell’ISIS, ma non credo sia così semplice fermare il terrorismo.

Voi lettori pensate che questo incontro sia una buona soluzione per tentare di fermare il terrorismo social?

Lasciatemi, come sempre, un vostro feedback nei commenti.

Fonte: The Drum