C’è un luogo di incontro, confronto e dialogo tutto italiano dedicato al mondo del packaging. È l’ Istituto Italiano Imballaggio, che da decenni ormai rappresenta il punto di riferimento del comparto nel nostro paese. Dal 1957, inoltre, organizza un Oscar, tra i più ambiti del settore che premia i migliori packaging progettati in Italia o commercializzati sul territorio nazionale. Abbiamo cercato di saperne di più, intervistando il presidente dell’ Istituto Italiano Imballaggio, Antonio Feola.
Presidente, qual è la mission dell’Istituto e come si è evoluta nel tempo?
«L’Istituto Italiano Imballaggio è un’associazione tra aziende, che rappresenta il centro di informazione, formazione professionale e diffusione della scienza del packaging in Italia. È la packaging community che mette in contatto e a confronto gli operatori delle diverse filiere della produzione e del mondo dell’utilizzo. Con il tempo ha implementato la propria vocazione formativa, in particolare approfondendo i temi dei materiali a contatto con gli alimenti, che sono uno dei temi di maggiore interesse per la compagine aziendale nazionale, fortemente orientata al settore del food e che assorbe circa il 70% del packaging prodotto in Italia. Un campo recentemente esplorato e ancora tutto da approfondire è la comunicazione anche con l’utente consumer, quindi con i cittadini. Abbiamo aperto il sito www.wearepackagingfans.com per dialogare con loro, per fornire un’informazione con contenuti tecnico-scientifici corretti sulle funzioni e il valore del packaging, ma trattato in una forma più leggera e fruibile anche da chi tecnico non sia. Attraverso un pacchetto di social media che comprendono Instagram, Facebook e Twitter cerchiamo di veicolare eventi aperti e contenuti utili e divertenti al contempo».
Quali sono le attività principali a sostegno del comparto?
«Il nostro lavoro più che a un comparto specifico, è rivolto agli operatori che, all’interno delle aziende, si devono occupare del packaging, quindi una serie di funzioni che si sovrappongono e vanno dalla qualità, al packaging management, fino alla ricerca e sviluppo o al marketing. Il punto di forza dell’Istituto Italiano Imballaggio è di essere appunto una community, che raccoglie un po’ tutta la supply chain: dalle materie prime, al trasformatore, alla stampa, fino al produttore dei beni di consumo, alla GDO, senza trascurare le associazioni di rappresentanza dei comparti industriali coinvolti e i laboratori di analisi. Nascono dal confronto di queste diverse competenze dei gruppi di lavoro che si occupano dei temi caldi del settore e realizzando delle linee guida a supporto dell’attività produttiva. L’aggiornamento professionale e la consulenza diretta e specifica sono le altre branche dell’attività. Di recente abbiamo anche supportato e fatto nostra un’iniziativa in cui crediamo molto».
Cos’è la Carta etica del packaging?
«La Carta etica del packaging è un manifesto vero e proprio dell’imballaggio, nato dalla volontà dell’editore Stefano Lavorini, dalle competenze di Valeria Bucchetti e Giovanni Baule del Politecnico di Milano e dal supporto dell’Istituto Italiano Imballaggio. È un modo per avviare una riflessione costruttiva sul packaging, uno strumento che tutti noi maneggiamo giornalmente, circa 20 volte al giorno, 8.000 all’anno. È uno strumento trasversale e l’emblema del nostro sistema economico, ha delle funzioni e offre dei servizi, si evolve con la nostra società, ci permette di avere le merci in perfetto stato dove e quando le desideriamo. Sono individuati nella Carta etica 10 caratteristiche imprescindibili del packaging: responsabilità, equilibrio, sicurezza, accessibilità, trasparenza, informazione, contemporaneità, lungimiranza, educazione e sostenibilità. È possibile aderire gratuitamente a questo progetto, sia per aziende ed esperti del settore, ma anche e soprattutto per i consumatori, che possono fare massa critica e partecipare al dialogo aperto.
Collegandosi al sito: www.cartaeticadelpackaging.org è possibile mettere la propria faccia, iscrivendosi».
L’Istituto da tempo organizza un ambito premio. Quali sono gli obiettivi dell’Oscar del packaging?
«L’Oscar ha lo scopo di promuovere e far conoscere le novità emerse dalla ricerca delle aziende sul tema, di fornire un quadro dei servizi che l’imballaggio offre, di spiegare e far capire le innovazioni tecniche e ambientali, sempre difficili da comprendere. Vogliamo dare visibilità alle aziende che investono in ricerca, innovazione e dignità, dal design al packaging, che di fatto è parte del design stesso, secondo il mondo anglosassone. È frutto di una precisa progettazione che tiene conto di numerosi fattori: innovazione di materiali e prestazioni, servizio al consumatore, estetica e immagine, che differenzi il prodotto a scaffale, valenze ecologiche. Esponiamo i concorrenti in una mostra che metta in evidenza queste caratteristiche innovative, il brief e la realizzazione del progetto durante la Milano Design Week per avvicinare i designer e i cittadini».
La nuova edizione punta sull’ambiente: scelta obbligata per un’economia sostenibile?
«È ormai la quinta edizione, con la diretta collaborazione di Conai, dedicata, nello specifico all’ambiente, dove l’innovazione è quanto mai difficile da percepire. Negli ultimi 15 anni il packaging si è alleggerito di molto, senza perdere l’efficacia della propria funzione di protezione, si sono sperimentati nuovi materiali biodegradabili e compostabili, sono stati ottimizzati in forma e dimensioni, e sono stati razionalizzati dal punto di vista della semplificazione dei materiali, con tendenza al monomateriale, e tutto questo è stato possibile grazie a un sapiente lavoro di design e progettazione. Le aziende hanno messo in pratica azioni di prevenzione alla fonte, ma questo tema resta per noi prioritario e non ci possiamo mai considerare arrivati».
Info: Istituto Italiano Imballaggio
Video Carta etica del packaging
Comments are closed.