Le start up in aiuto dei grandi gruppi

Oggi si fa un gran parlare di start up: sul web, in TV e sui giornali si discute della possibilità di lanciare start up che possano risolvere i problemi dei cittadini di tutto il mondo. Dalle piattaforme di e-commerce ai social network, sempre più insinuati nella nostra vita quotidiana, fino all’AI e alle forme di Finanza Digitale, fino a nuovi prodotti che ogni giorno sono lanciati sul mercato e che incontrano subito o quasi il favore del pubblico. Tutto parte da un’idea di business che poi è sviluppata e lanciata sul mercato. I tempi divengono sempre più stretti e la competizione più agguerrita. Da start up ad unicorni, il passo a volte è breve. Ma come queste aziende possono venire in aiuto ai grandi gruppi aziendali, che invece hanno svariati anni di attività alle spalle e che nel corso del tempo sono divenute sempre più grandi, addirittura da fatturare più di un paese del terzo mondo?

Prima di tutto molti esperti nel campo dell’economia, discutendone sui vari canali di comunicazione sentenziano: “Occorre uccidere le vecchie formule, i vecchi modi con i quali si è fatto business fino ad ora. Solo perchè hai avuto successo prima, non significa che tu possa ancora ottenerlo allo stesso modo” , ha affermato Sara Holt di Lego. Per poter argomentare le sue idee, ha utilizzato l’esempio della pubblicità in TV: “Tutti devono capire che la formula TV non funziona più. Se ti basi fortemente sulla formula TV ti trovi nei guai. Le organizzazioni devono pensare a come innovare il loro marketing mix e le forme di promotion. La televisione dal vivo la si guarda sempre meno e si scelgono forme di intrattenimento alternative”, ha spiegato Holt.

 

Questione di cultura

Cormac Whelan, CEO di Nokia in UK e Irlanda, invece è intervenuto sul fattore culturale che guida lo sviluppo aziendale e la concezione di fallimento. Il fallimento, infatti non deve essere interpretato, come fatto fino ad ora, come un grave danno per un’azienda. Certo non farà piacere vedere naufragare i propri sforzi ed il tempo impiegato su un’idea che non ha ottenuto un gran successo, ma dai fallimenti si apprende sempre qualcosa, e se si ha un’organizzazione flessibile si può trasformare la sconfitta in una nuova opportunità. “Fallimento? Tutto dipende da come determini il successo. Sono un credente che non esista una causa fallita o uno sforzo che si rivela del tutto fallimentare”, ha detto Whelan. 

Whelan ritiene inoltre che la velocità con cui i marketer si aspettano di agire, influenzerà i lanci di prodotto. Mentre un’azienda come Nokia potrebbe aver lavorato su un prodotto per cinque anni prima del lancio, la velocità dell’innovazione e la modifica del trend dei consumatori significa che in futuro i lanci avverranno “per osmosi“.

Mai più pianificazioni strategiche a 5 anni quindi per i business. Con l’innovazione di oggi così veloce e frenetica, aspettare anche 1 mese può decretare il fallimento della tua idea imprenditoriale.

Invece di preoccuparsi dei lanci di prodotti, Whelan ha dichiarato che le aziende dovrebbero concentrarsi sulla cultura dell’azienda e la sua predisposizione allo stakeholder.  “Una delle nostre sfide è come possiamo mantenere la nostra anima finlandese, ma anche evidenziare che non siamo un’organizzazione collegata ad un solo territorio”, ha aggiunto Whelan.

Agire con ritmo e con agilità

Paul Wright, a capo di FatFace, crede che tutto dovrebbe iniziare con il cliente e che questi aiutino le aziende ad agire in modo rapido, agile ed in modo imprenditoriale. Le aziende devono concentrarsi sulla propria filosofia aziendale e sulla cultura aziendale e trasmetterla agli altri. FatFace ad esempio incoraggia i propri dipendenti ad uscire e vivere la vita di FatFace. Wright ha consigliato ai marketer di tornare alle origini e agire con uno spirito imprenditoriale per catturare l’attenzione del pubblico. Cosa che il marchio fa, focalizzandosi sulla formazione e assicurandosi che i dipendenti si impegnino con i prodotti. Ciò include i gestori del negozio che vivono fisicamente la vita di FatFace e si dirigono verso la spiaggia per capire quali potranno essere i trend dell’estate per lanciare prodotti che vadano incontro alle mode e al gusto del proprio pubblico. Occorre in effetti capire cosa la buyer persona cerca nel nostro brand. Occorre quindi studiare i dati che abbiamo a disposizione e che riusciamo ad ottenere attraverso i Big Data e durante i momenti di contatto con loro. Quindi occorre vivere la vita reale ed immergersi idealmente nella mentalità che guida il consumatore a determinate scelte. E per farlo non bisogna chiudersi in ufficio ma respirare la stessa aria del potenziale cliente. 

Il mondo diventerà così pazzo e quelli che vinceranno saranno quelli che lo mantengono semplice

Questa è lezione che ci arriva da Ken Valledy di Tech2Brand.  Ken, CEO della Tech2Brand, ha convenuto con quanto affermato da Wright in precedenza ed ha affermato che i marchi importanti capiscono cosa funziona per loro e la propria cultura aziendale. Ha affermato che i marchi per i quali ha lavorato in passato, tra cui la birra Brahma, sono diventati vittime del proprio stesso successo quando hanno perso la mentalità che li aveva contraddistinti inizialmente. Il pubblico di riferimento della birra era quello che cercava qualcosa di diverso o non raggiungibile tradizionalmente al supermarket, ma spostando il marchio nei supermercati ha perso il suo pubblico di base.

“Penso che le grandi aziende devono rendersi conto che possono essere molto più agili e sono sicuro che in futuro sempre più aziende apprenderanno questa visione. Il mondo diventerà così pazzo che quelli che vinceranno saranno quelli che lo mantengono semplice “, ha affermato Valledy.

Conclusioni

Il mondo delle start up è in continua evoluzione e continua a crescere il numero di imprese che credono in un cambiamento globale nel modo di fare business. Per i grandi gruppi e le multinazionali che hanno sviluppato il proprio business in passato, è arrivato il momento di tornare in pista e di non adagiarsi sugli allori conquistati anche in un passato recente, ma di darsi da fare per riconquistare ciò che stanno inesorabilmente perdendo. E prendere esempio dai nuovi modi di fare azienda può sicuramente aiutarli.