Il modello Red Bull ed il coraggio di fare quello che gli altri non fanno
“Red Bull ti mette le ali“. si tratta di un gioco di parole che si è trasformato in uno degli slogan più popolari, anche se il marchio dell’energy drink é stata sanzionato negli USA per pubblicità ingannevole. Tutto è partito da un consumatore americano che ha preso alla lettera lo slogan e ha fatto causa all’azienda. Che dire, quando si ha un neurone solo che soffre pure di solitudine, si supera ogni limiti immaginabile!
Lo slogan, una genialità di marketing, innovativa ed audace che ha reso il brand austriaco uno dei leader mondiale incontrastato nel panorama degli sport estremi ha fatto il suo ingresso da protagonista nel mondo del calcio, eclissando ogni prognostico di insuccesso. Insomma il modello Red Bull nel calcio inizia a dare i suoi frutti: due squadre di proprietà dell’azienda delle lattine, ovvero il Red Bull Salisburgo e RB Lipsia che sono state entrambe ammesse dalla UEFA alla Champions League 2017-2018 dopo che la UEFA aveva aperto un’inchiesta per fare chiarezza sul problema che nasce dall’articolo 15: “Per assicurare l’integrità delle competizioni Uefa nessuna entità individuale o legale può avere il controllo di più di un club partecipante”.
Nonostante questo conflitto sulla multiproprietà, la filosofia aziendale della Red Bull l’ha spuntata aggiudicandosi già una piccola vittoria portando appunto due sue squadre in Champions League.
Fonte: Red Bull
Una storia che parte 33 anni fa
Red Bull nasce in Austria nel 1984 e oggi vanta 11mila dipendenti in oltre 170 paesi. Da quando nel 1987 é stata commercializzata, sono state consumate più di 60 miliardi di lattine della bevanda a base di caffeina e dal gusto leggermente dolce-fruttato. Basti pensare che nel 2015 la Red Bull ha venduto 5,9 miliardi di lattine, con ricavi pari a 5,9 miliardi di Euro. Insomma Red Bull ad oggi rappresenta l’incumbent nel mercato degli energy drink, grazie alle sue strategie di marketing fuori dal comune utilizzate per lanciare il brand e che sono diventati la base per l’identità del suo prodotto, simbolo di uno stile di vita ad alto tasso di adrenalina e direi che funziona alla grande. Inoltre ogni anno il 30% del proprio reddito viene reinvestito in marketing e comunicazione.
Dunque coraggio e ambizione sono le parole chiavi, che contraddistinguono il successo del brand austriaco, che viene associato a sport estremi come Red Bull Cliff Diving o addirittura creati da zero come il rinomato e divertente Red Bull Flugtag, dove macchine volanti costruite in maniera amatoriale si lanciano in voli impossibili. Il marchio energizzante si é sempre differenziato per aver bypassato la via della sponsorizzazione tradizionale, con investimenti da capogiro in sostegno a un centinaio di attività sportive e quasi cinquecento atleti nel mondo.
L’alchimia tra Red Bull e sport ha aperto così anche una via di successo nel marketing del calcio: Fussballclub Red Bull Salzburg per prima, che dal 2005 ha vinto 8 campionati nazionali e 5 coppe d’Austria; seguono i New York Red Bulls nel 2006; poi tocca il Brasile nel 2007, fondando una squadra a Campinas che comincia dalla quarta divisione del campionato Paulista fino ad arrivare al primo livello del torneo statale, sfidando squadre come Santos, Corinthians e Palmeiras; infine si arriva al Lipsia per riqualificare calcisticamente l’ex Germania Est, acquistando nel 2009 il SSV Markranstädt, squadra di quinta divisione della città limitrofa. Nel 2010 la squadra si sposta a Lipsia e si trasforma in un brand di successo, visto che nel giro di sette stagioni passa dalla quinta serie alla Bundesliga fino alla Champions League.
Red Bull ha spostato cosi l’asticella un po’ più in là nel calcio moderno per dare quella spinta in grado di mettere le fatidiche aaaliiii, non limitandosi solamente a finanziare una squadra attaccandoci il proprio logo (in quanto sponsor), ma con progetti a lungo termine e drastici come selezionare i calciatori non solo in base alle qualità sportive, ma anche all’appeal in termini di marketing.
Il modello Red Bull nel calcio ha messo in rete il suo contenuto per massimizzare l’awareness, costruendo le proprie strategie su tre valori chiavi della propria brand identity: vitalità, rischio e sport estremo. Si tratta di un contenuto valido, una storia, che funziona meglio di un semplice banner, visto che il tifoso-consumatore che vede Redbull al di fuori dallo scenario calcistico, si lega anche a quella logica contestuale. Insomma Red Bull ha saputo lanciare un messaggio narrativo anche nel calcio, grazie al forte coinvolgimento emotivo che il brand Red Bull ha sui propri tifosi-consumatori.
Conclusioni
Insomma il brand austriaco ha avuto l’intuizione di inventarsi, iniziando la sua scalata alle vette del successo globale promuovendosi attraverso eventi e sponsorizzazioni insolite, fino a diventare anche mattatore nel mondo del calcio moderno. Chissà se le due squadre europee si scontreranno nell’eliminazione diretta della Champions League 2017-2018, ma tanto sarà comunque la Red Bull a vincere in ogni caso. Come si vede dietro il successo di Red Bull c’è una strategia pianificata e applicata con costanza negli anni e noi di Pop Up continueremo a parlarne.