Signore e Signori nuntio vobis magno gaudio habemus nuovo logo! Come forse avrete intuito, oggi vogliamo parlarvi di quello che sta diventando il vero tormentone calcistico degli ultimi periodi: il nuovo logo Juventus. Partite perse, vinte, rigori dati e non dati, fuorigiochi dubbi o netti, goal strepitosi, infortuni disarmanti, sono balzati in un attimo in secondo piano e hanno lasciato il posto al tema Black and White and More di casa Juventus.

Nuovo logo Juventus: da cosa nasce.

Vi abbiamo più volte parlato della necessità, a livello di branding, di saper ascoltare la voce dei nuovi mercati che si impongono con prepotenza nello scenario globale e di essere in grado di proporsi in modo duttile in tutte le realtà nelle quali si vuole essere presenti. Diciamo che senza ombra di dubbio è da qui che il nuovo logo Juventus ha avuto origine. Per quanto in molti potrebbero sostenere il contrario, sollevando futili discussioni da bar dalle quali noi di Pop Up abbiamo l’onore e l’onere di elevarci, la Juventus Football Club si sta imponendo ormai da anni come brand di rilievo nel panorama internazionale. Come detto, non siamo qui per parlarvi di risultati calcistici anche se vi assicuriamo che per noi è davvero difficile non farlo, ma per analizzare questo imponente ed importante cambio di rotta dell’azienda in quanto brand di riferimento nel panorama sportivo e calcistico internazionale.

Negli ultimi anni la Juventus ci ha abituati ad azioni pionieristiche volte a lanciarla nel panorama internazionale come brand a 360 gradi, prima fra tutte la creazione del nuovo stadio che ha fruttato in questi primi 5 anni di attività più di  200 milioni di euro di ricavi come riporta Calcio e Finanza. Attorno allo Juventus Stadium inoltre ruota un progetto molto più ampio di riqualificazione di un’intera area urbana della città di Torino con tanto di obiettivo di creare una vera e propria Cantera bianconera che si affianchi al centro commerciale, già presente, nuova sede e molto altro, nel giro di pochissimi anni.

Il passo successivo, l’ultimo in termini temporali, è la decisione di fare un restyling del logo Juventus. 

Restyling brand Juventus

 “Come può la Juventus diventare più mainstream?“. 

Questa la frase del presidente della Juventus Andrea Agnelli alla presentazione del nuovo logo tenutasi al Museo della scienza e della tecnologia di Milano lo scorso 16 gennaio. 

Il nuovo logo definisce un senso di appartenenza e uno stile che permette di comunicare il nostro modo di essere #2beJuventus, allargando il suo pubblico a bambini, donne e millennials».

 

Manfredi Ricca, Chief Strategy Officer EMEA & LatAm di Interbrand, azienda leader nella brand consultancy nonché la vincitrice del bando per il restyling brand della Juve, e con Silvio Vigato, Head of Brand, Licensing and Retail e Co-Chief Revenue Officer della Juventus, parlando del nuovo logo con Wired, partono dalla spiegazione più generale di cosa sia e cosa rappresenti il brand per una società calcistica:

“È ciò che lega tifosi e appassionati, permettendo loro di riconoscervi i propri valori e la propria identità. Gestire il brand di Juventus significa salvaguardarne i 120 anni di tradizione riuscendo al contempo a guardare al futuro: molte squadre vivono nel passato, dimenticandosi di essere anche aziende da proiettare nel domani” sostiene Silvio Vigato, a cui gli fanno eco le parole di  Manfredi Ricca:

«Il brand è il punto d’incontro tra passione e business, è un catalizzatore di crescita dalla gestione particolarmente complessa, soprattutto per una squadra sportiva: il calcio è l’unica categoria in cui la fedeltà non è mai messa in discussione. La performance può essere negativa, i giocatori possono cambiare, ma il brand, inteso come sintesi di valori, rimane immutato».

Silvio Vigato cerca di spiegare il perché del restyling brand Juventus:

«Il cambio del logo è un po’ come il cambio d’abito: lo si fa per adattarsi ad una nuova realtà, per veicolare un nuovo messaggio. Un messaggio che parla non tanto di cambiamento quanto di comprensione del mondo circostante, a cui necessariamente consegue la necessità di evolversi, di ampliare il brand in diversi mercati ed in diversi Paesi. Tutti elementi che derivano dal piano strategico elaborato dalla Juventus per i prossimi cinque anni, e dalla volontà di renderlo sostenibile».

Il punto cruciale è stato questo: voler essere ancor più presenti in nuovi mercati ma con quale dress code?

“Abbiamo ricevuto dalla Juventus il mandato di provare ad essere come loro: coraggiosi, senza compromessi, votati all’eccellenza.” spiega Manfredi Ricca: “Non serviva un semplice ritocco, un’operazione di cosmesi. Serviva arrivare al cuore dell’essenza Juventus, facendo raccontare al brand l’espansione verso cui la società è proiettata. Tutto ciò mantenendo l’equilibrio tra il rispetto per i tifosi e la visione che la società ha per il futuro”.

L’obiettivo della società non non era cambiare il logo, perché da profonde analisi di mercato si è compreso che lo stesso non fosse più appealing, ma intraprendere un percorso volto a comunicare la crescita, commerciale e sportiva, cui la Juventus punterà. Via allora scudetti, zebre, stelle e benvenuta alla linearità, alla semplicità, al minimalismo ed immediatezza del nuovo logo.

Ph: Interbrand

 

Non si abbandona l’essenza bianconera mantenendone i colori, le strisce che negli anni l’hanno resa identificabile a tutte le latitudini e soprattutto la lettera J tanto amata da chiunque tifi la squadra torinese, tanto esaltata anche dal suo primo tifoso, l’Avvocato Agnelli che più e più volte ha dichiarato: “Mi emoziono perfino quando leggo in qualche titolo di giornale la lettera J.”

Ricca chiude sostenendo che: “Juventus ha una credibilità tale da non incarnare soltanto lo spirito di una città, ma una filosofia capace di esprimersi in qualsiasi luogo e ambito. Juventus è il coraggio di essere i primi a infrangere le convenzioni, è puntare all’eccellenza in ogni campo e pensare che vincere sia l’unica scelta possibile, che non esista perdere, ma solo imparare. Juventus è calcio ma non è solo calcio, per questo credo che non si debba tifare Juventus quanto piuttosto vivere Juventus”.

“È un segno forte, essenziale ed inconfondibile. È un logo sviluppato con i principi con cui si costruisce un’icona globale per questi tempi: capace cioè di esprimersi con forza in qualsiasi contesto fisico o digitale. Soprattutto è un logo che si lascia con coraggio alle spalle i conformismi degli stemmi calcistici.”

Questa la definizione che del nuovo logo Juventus, che viene data sul sito ufficiale della società.

Non solo Juventus nell’apertura all’internazionalità.

Ma la Juventus non è la sola a guardare ai nuovi mercati e a voler inglobare nella sua stessa essenza culture lontane. Ne è l’ esempio il Napoli  che ha deciso di aprire ai social cinesi. Tramite Sina Weibo e WeChat infatti, anche i tifosi azzurri dall’altra parte del mondo potranno vivere fino in fondo la realtà del Napoli leggendo news, vedendo video ed interagendo in prima persona con la società.

Sul sito della società si legge: “Negli ultimi mesi il Napoli ha ideato una strategia di sviluppo internazionale per incrementare la propria presenza a livello globale, coinvolgere i suoi tifosi nel mondo e soddisfare l’interesse sempre crescente intorno al brand Napoli e alla sua storia. L’obiettivo è quello di aumentare la visibilità del marchio Napoli su mercati in forte espansione, come quello cinese, per entrare in contatto con un pubblico sempre più vasto.”

Non male come scelta dal momento che WeChat, il Whatsapp cinese, conta oltre 650 milioni di utenti attivi mentre il Twitter dagli occhi a mandorla Weibo ha un’utenza di oltre 200 milioni di utenti.

Il calcio italiano dunque sembra muoversi nella direzione dell’eccellenza internazionale e noi tutti, grandi tifosi, non possiamo che andarne fieri.