libera rugby club roma
libera rugby club roma

La prima squadra italiana di rugby  gay-friendly

Il rugby contagia e da quando nel 2000 gli Azzurri hanno fatto il loro esordio al torneo internazionale, il 6 Nazioni, l’Italia ha (ri)scoperto la passione per la palla ovale: uno sport spettacolare, tosto e testardo, in cui si avanza per guadagnare terreno, passando la palla al compagno che sta sempre un attimo più indietro. Insomma uno sport che va al di là degli 80 minuti  di combattimenti e situazioni che prevedono il contatto fisico e il confronto tra i giocatori. 

Dopo quel debutto trionfante contro la Scozia nel 2000, la popolarità del rugby in Italia è cresciuta, più di quanto però non sia aumentato il numero dei sui praticanti, che sono circa 80mila e tra questi ritroviamo i giocatori della Libera Rugby Club Roma. Si tratta della prima squadra italiana di rugby con giocatori omosessuali ed eterosessuali, sponsorizzata da Althea Sughi, che grazie a questo sport promuove non solo i valori del Rugby Core Values (teamwork, rispetto, piacere, disciplina e spirito sportivo), ma anche la lotta alla cattiva tradizione omofoba che contraddistingue ancora il mondo sportivo. 

a-fronte Fonte:Libera Rugby Club Roma

L’associazione sportiva dilettantistica é stata fondata a Roma nel 2013 da Stefano Iezzi, che da anni pratica questo sport, facendosi ispirare dalle numerose squadre inclusive in giro per il globo. Fondamentale per questo progetto é stata la tenacia di voler sfruttare la visibilità di un club di rugby per segnare una meta alla discriminazione dell’orientamento sessuale. Purtroppo tanti ragazzi gay evitano gli sport di squadra perché temono di non essere accettati, e il rugby con il suo spirito d’accoglienza veicola al meglio il messaggio di partecipazione, inclusione ed accettazione. 

Una squadra destinata ad imprimere una svolta alla lotta contro le discriminazioni a sfondo omofobo in Italia e liberarla così dalla rappresentazione stereotipata dell’omosessualità non solo con il suo gioco ma anche con le sue capillari campagne di comunicazione ideate dall’attuale presidente nonché ex centro della Libera Rugby Club Roma, Andrea Carega. 

mix_liberaFonte:Libera Rugby Club Roma

 Le Cose Cambiano, lo spot di sensibilazione

Il video per la campagna  “Le Cose Cambiano – It Gets Better”, realizzato dalla Libera Rugby Club Roma ha come protagonisti i propri giocatori, che vogliono sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del disagio che prova un ragazzo a dichiarare la propria omosessualità. Il messaggio non é solo rivolto a chi vive la difficoltà emotiva in prima persona, invitandolo a non chiudersi in sé, ma anche a genitori, fratelli e  amici, perché la paura non si supera da soli. In questo spot la squadra si fa portavoce sul diritto a essere felici per farci riflettere con il loro impegno sportivo e sociale.

 

Comunicazione sociale e Recruitment Marketing

Con recruitment marketing intendiamo tutte quelle strategie, che un’organizzazione adotta per attrarre, coinvolgere e coltivare un pool di talenti, prima ancora della fase application. Mentre la campagna di comunicazione sociale fa perno sulla sensibilità della popolazione per richiamare al rispetto o alla salvaguardia di valori condivisi. Dunque assemblando il recruitment marketing e la comunicazione sociale  ritroviamo  una campagna ben strutturata ad alto valore aggiunto, come lo sono le campagne di reclutamento della Libera Rugby.

b-retro Fonte:Libera Rugby Club Roma

Attraverso il loro sito e la pagina Facebook, con poco più di 5000 follower, la campagna di recruitment,  che ha il gusto di una vera e propria strategia di comunicazione, sfida il bigottismo a viso aperto con l’obiettivo di attrarre nuove reclute, invitando a giocare per guadagnare terreno contro l’omofobia senza essere lasciata alle derive della spettacolarizzazione mediatica, e di spiegazioni riduzionistiche. Insomma un team, un passo in avanti importante per una irrevocabile accettazione della “diversità” e del rispetto, che la scorsa estate ha catturato l’attenzione di diversi media grazie alla copertina di  Sportweek, il settimanale della Gazzetta, che ha pubblicato la foto del bacio tra due atleti di Libera, compagni anche nella vita, con il titolo “Chi ha paura di un bacio?” Molto efficace direi! 

 

A livello personale, questa campagna, come la squadra, piace parecchio. Mi presenterei ben volentieri agli allenamenti con le scarpe e il paradenti per andare a meta a tutta velocità; una meta contro la discriminazione sull’orientamento sessuale, perché l’omofobia non é un’opinione, ma un crimine che lede la libertà e la sicurezza di tanti di noi.

Del resto quello che conta sono la capacità e lo sforzo di giocare ad ogni livello, perché né l’omosessualità né l’eterosessualità  influiscono sulle prestazioni sportive di un atleta.