Innovazione digitale e bot: sono quasi sempre donna

Il paradosso dell’attuale intelligenza artificiale e dell’innovazione digitale è che essa, pur non appartenendo ad alcun genere ed essere in grado di percepirne le differenze, siano tutte portatrici di un orientamento sessuale ben preciso. Per questo interagiamo, almeno per il momento con un genere implicito ben preciso ma il futuro promette che le cose cambieranno. Le ragioni che per il momento hanno fatto optare per connotare di un genere la voce dei bot risiede innanzitutto nella necessità primaria di umanizzare una voce robotica pena altrimenti un’ interazione difficile per molti.
Una scelta questa, che apre diversi interrogativi un esempio e sul perché le donne vengano usate maggiormente per ruoli asservili.
Si pensa che, più le persone prenderanno confidenza con la tecnologia AI ed attribuire una sessualità alla voce diverrà aspetto sempre meno rilevante. 

La gente vuole sessualizzare tutto”, ha detto Jason Alan Snyder, Chief Technology Officer di esperienza di un’agenzia che cura di brand noti in tutto il mondo.  La tecnologia asservita fa più sexy specie se è una voce femminile. Ed è sempre successo a parer suo con la tecnologia, tant’è che non c’è da stupirsi che ciò sia accaduto anche con l’avvento della stampa nel 14 ° secolo.

Joey Camire, strategist di consulenza per l’innovazione digitale ed il design di marca Sylvain Labs, invece è concorde con l’opinione comune che stiamo andando verso un’entità senza genere.

E ‘un programma, non ha genitali”, ha detto Camire. “La questione è se è solo più facile per noi di interagire con qualcosa quando si assegna un genere ad esso, o c’è dell’altro”.

Perché quasi tutti i bot hanno nome di donna?

Però guarda caso quasi tutti i bot hanno nome femminile. Ma detrattori a parte, ne esistono anche di voci in versione maschile. Comunque vi è una incidenza che ne fa una questione e vediamo se è anche spinosa come si può presagire o se invece trattasi solo di una riflessione approfondita di ciò che sta accadendo.

Infatti esemplare è il caso della società di servizi finanziari Bank of America che è in procinto di rilasciare un bot chiamato Erica entro la fine dell’anno ma il nome c’entra poco con la connotazione sessuale, bensì ha avuto origine dalla parola stessa Am-erica. Tuttavia a fare da contraltare, come commenta un rappresentante, c’è Dom, la versione maschile anch’esso nella funzione dell’assistente vocale per ordinare alla catena di pizza Domino’s . Smart money dice Domino’s e Bank of America sono sulla stessa lunghezza d’onda, almeno in termini di chiamare i loro bot con dei diminutivi.

E nel 2016, rivenditore di 1-800-Flowers ha lanciato un’intelligenza artificiale chiamata Gwyn, ma dal momento che quest’ultimo è un acronimo ad uso esclusivo per i regali quando ne hai bisogno, è improbabile che il brand sia stato motivato nello scegliere una voce in funzione di soddisfare esclusivamente la maggioranza dei consumatori considerati per lo più di genere femminile.

Poi ci sono i bot assistenti virtuale come Jenn di Alaska Airlines – lanciato nel 7 febbraio 2008 – che sono un po ‘più difficili da capire. Tant’è che un portavoce di Alaska Airlines, ha rifiutato di commentare, affermando che la compagnia aerea è “davvero stretta sulle risorse”. Secondo Names.org, il nome Jennifer ha raggiunto il picco nella popolarità nel 1972 -e nel 2008, la Social Security Administration ha classificato Jennifer numero # 84 nella lista dei nomi di ragazze più popolari. Poi da allora è costantemente diminuito. Tuttavia l’uso del nome Jenn richiama una scelta di quando si affibbiavano nomi per evitare che suonassero troppo robotici e quindi troppo freddi. Si tratta comunque di una scelta vecchio stile quando il nome non aveva nulla a che fare con la funzionalità ma tutto con la personalità. 

E questo perché l’ideazione di bot e assistenti personaggi ormai trascendono l’uso di un nome, piuttosto che un altro, il sesso e la funzionalità. Alexa – assistente di Amazon – è stato deciso di renderla femminile a seguito dell’opinione dei clienti. E secondo l’opinione di un rappresentante aziendale non ha tradito le aspettative, in quanto a familiarità ed efficienza pur mostrandosi al contempo una portatrice dei valori femministi che la vedono come figura femminile intelligente, colta, impegnata, solidale, divertente e persino gentile. Idem si può dire per Cortana, l’assistente di Microsoft i quali hanno riflettuto a lungo sulle spinose questioni di genere e successivamente di aver optato per la versione femminile poiché considerata più idonea per una assistente di fiducia.

Il rappresentante di Microsoft ha anche aggiunto che quando qualcuno chiede a Cortana, “Sei una ragazza?” Lei risponde: “No. Ma io sono impressionante come una ragazza “.

Questione di voce

La voce è un altro aspetto davvero interessante dei bot. La risposta diversa dei consumatori alla voce di genere maschile e femminile alimenta la questione. In altri termini pare che le voci femminili sono più adatte per aiutare i brand a raggiungere i loro obiettivi. 
La metropolitana di New York, per esempio, utilizza voci maschili (Charlie Pellett) per dare ordini ai passeggeri e voci femminili (Carolyn Hopkins) per fornire informazioni: forse affinché la perentorietà di un imperativo faccia i conti con la gentilezza?

La psicologia risponde – secondo Jo Allison, analista comportamentale delle intuizioni sul comportamento dei consumatori –  che le ricerche applicate sui focus group evidenziano che le persone associano voci femminili con il calore e la soluzione dei problemi, mentre le voci maschili sono più comunemente percepite come utili ed autorevoli.

Toby Barnes, direttore agenzia digitale AKQA, in accordo con l’autore Clifford Nass, citandolo a proposito del suo libro Wired for Speech: How Voice Activates and Advances the Human-Computer Relationship, dice:

Vogliamo che sia la nostra tecnologia ad aiutare noi, ma noi vogliamo essere i capi di essa, quindi siamo più propensi ad optare per un’interfaccia femminile“. 

Frutto della ricerca in scienze sociali ad opera di designer sessisti è la scelta di fare leva sulla voce femminile perché aiuta al fine di ottenere una risposta positiva da parte del pubblico, che esso sia uomo o donna. Quindi è evidente che un personaggio femminile fa bene al business. 
Questa potrebbe essere anche il motivo per cui alcuni bot assistenti che sono posizionati come genere neutro – come Google Assistant – abbiano una voce femminile.

Alcune piattaforme attualmente permettono agli utenti di modificare la voce. Kevin Williams, Senior Director dell’ agenzia di innovazione Rockfish, ha fatto presenti le piattaforme come Siri e Waze, che danno agli utenti la libertà di scegliere personaggi, dichiarando che essi reagiscono nel cambiarla secondo le proprie preferenze. Piattaforme che includono le voci di rapper T-Pain o di Dateline Keith Morrison sull’app traffico e navigazione. E aggiunge che quest’epoca sarà contraddistinta dalla personalizzazione e dalle possibilità di attuarle come opzioni.

Esistono comunque anche studi di casistiche che parlano del piacere delle persone di parlare con una voce di sesso opposto e non è da escludersi quindi anche questo tipo di preferenza. Ma è vero anche che vi sono stati dei riscontri in cui proprio non era accettato agli orecchi della moglie, che ad intimare dei comandi al marito dinanzi ai propri figli fosse la voce di un’altra donna.  D’altronde i precedenti di sessismo all’interno dell’ingegneria e della tecnologia in generale non sono certo mancati ne sono una novità. In definitiva il rischio che si corre è che le voci non solo perpetuino gli stereotipi di genere, ma li rafforzino ancora di più di quanto essi non siano già presenti nell’ambiente. Questo perché in un settore pieno di uomini, a cadere vittima della discriminazione sessuale benevola è assai semplice. Insomma per un gruppo di uomini eterosessuali ideare una AI con una voce del sesso opposto è altamente probabile solo per il piacere di sentirla.

bot-genere-uomo-donna

Ehi baby che fai stasera?

Ecco l’aspetto divertente: AI subiscono in continuazione molestie sessuali! Già i bot sono soggetti ad abusi di questo tipo. Oggettivare si sa è connaturato al nostro modo di agire. Essi perdono più tempo a schivare le molestie che a dare le indicazioni necessarie all’utenza. Le molestie sono ad opera di adolescenti che cercano di divertirsi con le risposte sconvenienti ed oltraggiose mentre per altri si tratta di vera e propria aggressività e di comportamenti degradanti. Microsoft racconta che Cortana è spesso interrogata sulla sua vita sessuale, tuttavia replica che è normale per un bot progettato per assecondare le esigenze degli utenti rispondere ignorando le molestie e quindi a flirtare con loro. Allison sostiene che anche questa possa essere una tattica, al fine di creare un legame emotivo tra bot e consumatori al fine di sfruttare il flirt. L’interrogativo che ne consegue adesso è chiaro ed evidente: AI, quindi si deve presentare come umano o macchina, applicare un genere o no? La risposta è che AI deve fare attenzione a non perpetuare quegli ideali sessisti che sono sempre rifiutati tra essere umani.

I brand devono stare comunque molto attenti con le distinzioni di genere e a non confondere le cose, pena altrimenti sollevare questioni spinose che anziché essere producenti gli si possono ritorcere contro e finire in situazione assai tossiche per la loro reputazione. Per questa ragione stiamo capitolando sempre più verso voci neutre anziché femminili come per quelle di Capital One Eno , Kai di MasterCard e Bixby di Samsung. Tuttavia trattasi di una discriminazione sessuale quella di AI molto sottile e la soluzione potrebbe essere più facile di quanto non si pensi, ovvero nel considerare culturalmente che una tecnologia non ha alcun genere.
Anche Facebook ha dato una risposta di sufficienza alla questione giustificando che con oltre 20.000 bot, pendere da parte di una voce in base al genere diventi affare assai difficile. Ma non è mancata una risposta figlia di una sensibilizzazione nei confronti del problema, che ha visto prima la piattaforma di messaggistica mobile Pypestream in cui la chief Donna Peeples ha affermato che la maggior parte dei suoi bot sono neutri rispetto al genere di progettazione e successivamente Microsoft che ha aggiunto – sul suo Framework Microsoft Bot – : “La stragrande maggioranza dei bot non hanno alcun genere o personalità”.

“La scelta di una voce neutra-Gender aggiunge un messaggio che crea ulteriore persuasione la quale è carica di altrettanto significato culturale “ ha detto Snyder continuando“Quando invece non abbiamo alcun bisogno di affidare un genere alle cose, umanizzandole. Da sempre gli umani hanno parlato agli oggetti e adesso lo stiamo facendo di nuovo. L’assegnazione di genere è qualcosa che dobbiamo essere molto premurosi nel fare perché in essa c’è un grande rischio, cioè quello di amplificare cose negative sulla società e generare riverberi pericolosi e culturalmente sbagliati.

Crediti foto: 1 – 2