In un mondo come quello attuale dominato da immagini sempre più potenti e che ci conquistano,oggi vogliamo parlarvi di un aspetto fondamentale che può fare la differenza per la vostra azienda: la Verbal Identity che sarà la vera scommessa da vincere per tutte le aziende che puntano in alto.
Rob Gaitt, Brand Director alla Fred Perry afferma: “There’s so much noise in the world and you’ve got a very small window to initiate a conversation with people. If people aren’t interested in what you have to say, they’ll go elsewhere. Is nearly impossible to convey depth and emotion via a two-dimensional image alone”, esprimendo così un concetto forte che punta l’attenzione proprio sulla verbal identity considerata come la prima linea, il primissimo elemento che il consumatore incontra e dunque il più importante per attirare la sua attenzione e convincerlo a soffermarsi su ciò che l’azienda vuole trasmettergli, tralasciando per qualche minuto i milioni di altri stimoli che lo circondano. E’ per questo che ad oggi i Marketer di tutto il mondo cercano di fare la differenza puntando tutto sull’aspetto verbale con il quale far breccia nel cuore dei consumatori.
Alla scoperta della Verbal Identity di un brand.
Come ci racconta MarketingWeek, il pilastro dell’informazione Marketing in UK, esistono una serie di principi base che possono aiutare a valutare la propria identity verbale. Il brand language manager della BT, Jon Hawkins sottolinea come “Measurement is fiendishly difficult but you measure depending on where you are applying the guidelines” (è difficile misurare l’identità verbale, ma ciò dipende da dove si applicano le linee guide di questa tematica). Il brand, che collabora con The Writer, segue questi principi molto seriamente implementandoli con continui studi di Marketing: “It’s 80% good writing principles and 20% what we can own in our writing style that makes us distinctive,” (quindi un certo stile sarà composto dall’applicazione dei principi in via oggettiva, ed in parte dal nostro stile di scrittura) sottolinea Hawkins.
Il punto fondamentale è dunque quello di creare un dialogo con il consumatore in modo tale da scardinare il classico linguaggio verbale in modo da avallarne uno che sia vicino al consumatore e che lo conquisti; inoltre è fondamentale creare un linguaggio caldo e coinvolgente che possa avvicinare e far credere in ciò che si sta esprimendo.
Ad oggi la considerazione data a questo aspetto risulta essere già molto importante. Secondo uno studio effettuato proprio da The Writer, più del 90% delle aziende ascoltate dichiara di utilizzare un proprio tono di voce aziendale che usano in tutte quante le attività aziendali, ma solo il 60% lo reputa importante tanto quanto la propria visual identity. La stragrande maggioranza poi, circa l’80%, afferma che questo aspetto sia ancora qualcosa di complesso e crede che diventerà centrale e maggiormente importante nei prossimi anni.
Quello che va tenuto a mente è che la verbal identity muta a seconda del concetto da trasmettere e del contesto nel quale avviene la conversazione verso i propri consumatori.
Vi riportiamo l’esempio di Arabella Preston e Charlotte Semler, cofondatrici del beauty brand Votary, che hanno scelto la via della modernità per comunicare con i propri clienti: lo scopo è avere una conversazione diretta e vera con il consumatore: “It’s essential to make that sale to the individual consumer; they are buying because we are in conversation with them. They trust our expertise”.
L’importante è che venga sempre mantenuto un filo logico nella comunicazione come spiega Semler: “Everything goes through the same process. So if we are writing a tweet or a headline on our homepage, we know what it needs to look like, what it needs to do and how it needs to feel because that has been clearly defined.”
Mettere al centro dell’attenzione il cliente, facendolo sentire davvero il punto focale dell’attività aziendale è il passo vincente, come tiene a dire la Chester Zoo, tramite la propria marketing manager Jenny Tegg che afferma: “We didn’t want it to feel like a big brash extension to the zoo, so [the campaign was created] from the point of view of the visitor.[Consumers] have felt that sense of connection to us as an organisation [and] that is important. People are choosing us because they feel we are talking directly to them.”
E dalle immagini c’è davvero da crederci.
Gli esempi sono moltissimi e coprono tutto il panorama economico e i diversi settori possibili da quello del Beauty fino ai mercati B2B passando per aziende di telecomunicazioni e via dicendo.
Conquistare con le parole resta dunque il vero viatico per instaurare un rapporto proficuo con i propri consumatori nonché la via per giungere alla conquista di nuovi.
Qualcuno di voi ha altri esempi di Verbal Identity che vuole sottoporci? Noi di Pop Up Magazine aspettiamo solo di ascoltarvi! Contattateci in privato per sottoporci il vostro esempio, oppure commentate numerosi la nostra bacheca.