Oggi abbiamo il piacere di fare una chiacchierata con Antonio Parlato, Co-founder di SpidWit, una piattaforma di Social Media Management, totalmente italiana e Made in Sud.
- Ciao Antonio parlaci di te
Prossima domanda? 🙂
Mi viene sempre difficile parlare di me. Figurati che una volta ho cominciato a farlo in terza persona, e sai le prese in giro?A parte gli scherzi, sono un ragazzo siciliano oramai negli anta, un amante delle sfide lavorative come quella del passaggio da una multinazionale delle telecomunicazioni al mondo delle startup digital.
Utilizzando un’allegra metafora, è come passare da una sauna ad un tuffo nell’acqua ghiacciata: sulla carta sembra un’operazione improbabile. Poi scopri che i finlandesi lo fanno abitualmente e l’esperienza è tonificante come non mai!
Poi: non dimentico alcune passioni giovanili come la musica (faccio un po’ di radio giusto per divertimento) e la scrittura.
- Quando hai intuito che il mondo del digital poteva diventare il tuo percorso professionale?
Se parliamo di digitale in generale, direi da sempre. Ho una laurea in ingegneria informatica e non ricordo un giorno di lavoro non legato al settore digitale. Su Internet opero da più di 20 anni (ovviamente all’inizio si stava in rete più per un fattore ludico) e già in tempi non sospetti, lavorando in Nokia, mi occupavo di applicazioni digitali e antesignane di Instant Messaging e integrazioni con gli allora nascenti Social Network.
- Puoi parlarci di SpidWit?
Spidwit è un’applicazione in cloud, frutto del lavoro mio e di un ex-collega di Nokia, Dino, che aiuta chi gestisce le pagine social di professionisti e piccole e medie imprese. Fornisce quotidianamente notizie, immagini, citazioni a tema che possono essere utilizzate all’interno di strategie editoriali insieme a una serie di strumenti per la modifica e la creazione veloce di foto post, che è poi possibile pubblicare o schedulare sui canali social.
Per chi ha una mancanza cronica di tempo e idee, di recente abbiamo introdotto anche Witty, un’assistente virtuale che suggerisce i contenuti da pubblicare tramite un chatbot su Facebook. Una funzionalità unica nel suo genere all’interno di prodotti di questo settore: in molti l’hanno apprezzata (un paio l’hanno pure insultata, ma questa è un’altra storia 😀 )
- Argomento SMM: perché oggi le aziende hanno bisogno dei social media per la propria attività? E che evoluzione credi possa avvenire da qui a breve nel modo in cui vengono diretti i canali sociali aziendali?
I social media sono un luogo privilegiato per la comunicazione delle aziende con i loro fan, clienti e potenziali fruitori del servizio. Ciò che deve cambiare è il paradigma di pensiero: non più una comunicazione troppo autoreferenziale (io,io,io!) o promozionale, ma una comunicazione che preveda una dose consistente di utilità informativa e di intrattenimento. Fidelizzazione e branding passano principalmente da questo tipo di contenuti. E un’altra cosa (quasi) ovvia: bisogna pensare ai social media come luogo di comunicazione bilaterale e non di comizio.
- Lotta alle fake news: gli sforzi di Facebook secondo te sortiranno i propri effetti?
Qui tocchi un punto nevralgico (di cui parlo per altro anche in una mia trasmissione in radio). Facebook già da un paio d’anni è in fase di manipolazione dell’algoritmo Edgerank per “togliere la voce” alle fake news, ma anche alle notizie di basso valore, al clickbait e a tutto il “lato oscuro” dell’informazione in rete. Secondo me dal lato della tecnologia si sono fatti e si faranno ancora svariati passi avanti (sempre stando attenti a non partire da un algoritmo e finire in censura), ma la sensazione è che oltre agli algoritmi, ci sia bisogno di un’educazione importante sia in chi eroga informazione sia in chi ne fruisce quotidianamente.
Un altro pericolo viene fuori quando la lettura della timeline di un Social Network sostituisce interamente la lettura dei quotidiani d’informazione.
- Un’immagine vale più di mille parole: e sui social media?
Pure! Non sono io a scoprire che i post con immagini hanno un impatto maggiore e un conseguente più alto engagement rispetto a link o post testuali (indovina perché Facebook ha introdotto i post testuali con gli sfondi colorati e font di dimensioni sovrannaturali?). Ovviamente non bisogna sempre generalizzare, perché l’esperienza può rivelare che l’engagement può anche essere creato anche da altri contenuti: oggi tutti pronunciano la parola magica “video”, ad esempio.
- Secondo te in che modo i social media influiscono sulla SEO?
La risposta a questa domanda ha fatto perdere il sonno a tantissimi consulenti SEO. I “social signal”: i like, retweet ai post sono sempre stati tenuti in grossa considerazione da chi lavorava sulla SEO fino a che… Matt Cutts (oramai ex) di Google ha tagliato corto affermando che questi segnali sociali non contano in termini SEO. Nella realtà dei fatti parecchi blog quotati come Moz e Kissmetrics, analizzando migliaia di SERP, hanno comunque trovato correlazioni tra i social signal e la SEO, così come non bisogna sottovalutare altri fattori: il primo è che i post su Facebook e Twitter sono comunque in buona parte indicizzati su Google e quindi il loro apporto in termini di backlink può essere concreto; che Bing, nonostante abbia quote basse di ricerca, ponga ascolto, a differenza di big G, ai social signal; e che Google, se è vero che non ascolta i segnali social perché potrebbero falsare i risultati, dichiara di comunque ascoltarli “in the long run”, ossia per capire quanto autorevole sia una fonte nel tempo.
- Start Up Innovative: che consigli ti senti di dare a chi ha voglia di intraprendere questa strada? Meglio l’Italia o andare diretti all’estero?
Fino a qualche tempo fa avrei detto “scappate”, oggi dico che se è vero che in Italia siamo anni luce indietro, qualcosa sta cominciando a cambiare. Alcune competition e incubatori sono comunque un buon posto dove validare l’idea.
E l’optimum sarebbe, oltre a una validazione sulla carta del business model, avere il più in fretta possibile un buon MVP (Minimum Viable Product) per una validazione diretta dell’idea sul mercato. Che potrebbe inizialmente essere quello italiano, come benchmark.
Per arrivare a quel punto bisogna avere un team fortemente coeso e una execution più efficace possibile (pivot compresi).
Spidwit in Italia ha trovato un valido alleato in Digital Magics, entrando nel suo portfolio.
Se invece, per varie ragioni, a validazione avvenuta, i capitali necessari non arrivano, andare all’estero può comunque essere una buona soluzione.
- Quali saranno i prossimi step professionali della tua start up?
In cantiere, oltre al miglioramento continuo del prodotto basato sui feedback degli utenti, stiamo pensando a un’importante espansione della proposta di contenuti che il mio tool assicura quotidianamente ai social media manager.
Daremo ancora più intelligenza alla nostra “Assistente Virtuale” ed in più, avvieremo presto il processo d’internazionalizzazione in una serie di paesi che stiamo al momento studiando. Restate sintonizzati e ne saprete di più!
Un saluto ai lettori di Pop Up..
Ciao a tutti e grazie per la pazienza dimostrata nell’arrivare sin qui! E grazie a Pop Up Magazine per avermi intervistato.
Grazie ad Antonio Parlato per aver condiviso con noi la sua esperienza ed il suo tempo. Alla prossima con le interviste di Pop Up Magazine!