Perchè la conoscenza dell’inglese è innovazione

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In un mondo sempre più connesso, affrontiamo sfide sempre più globali. E se si vogliono “esportare” le proprie conoscenze o idee imprenditoriali è sempre più necessario utilizzare una lingua comune e diffusa: ecco perché l’inglese può essere definito come lingua dell’innovazione. Secondo il World Economic Forum circa 1.5 miliardi di persone sembrano avere padronanza dell’idioma e lo utilizzano nel quotidiano, di cui 360 milioni sono madre lingua. Sappiamo bene che l’inglese è riconosciuto come lingua ufficiale del business e veicola i principali scambi commerciali, di idee, in ambito digital e nei settori più all’avanguardia.

A sostegno della tesi anche l’ultimo rapporto dell’EF EPI, analisi internazionale sulla padronanza della lingua inglese . Visione dettagliata offerta dall’EF Education First, leader nel settore dei viaggi studio e della formazione linguistica internazionale, secondo la quale esisterebbe un rapporto più o meno diretto tra la conoscenza dell’inglese e lo sviluppo economico di una società. Laddove una maggiore ricchezza favorirebbe ulteriormente la diffusione dell’inglese su di un territorio.

Ma quali sono i vantaggi concreti a livello economico e sociale? Secondo i dati diffusi dall’economista Pankaj Ghemawat, i paesi che condividono una lingua effettuano tra loro il 42% di scambi commerciali in più. Una percentuale pesantissima. E a livello individuale? Lo scambio di informazioni e idee tra le varie nazioni, incrociando i più diversi settori, costringe i professionisti ad evolversi e stare al passo con la diretta concorrenza, migliorare le proprie skills per emergere. È di fatto un incentivo ad avere figure più preparate, smart, mobili e capaci di poter comunicare con un mondo interconnesso. Nessuno può permettersi di restare indietro, è necessario abbattere ogni barriera linguistica presente per agganciare nuovi partners e nuovi mercati.

Per capire l’importanza della conoscenza di una lingua, è sufficiente effettuare un piccolo test sul nostro rapporto con l’inglese e su quante volte abbiamo a che fare con la lingua nel quotidiano. Ad esempio la piattaforma social che utilizzi più spesso, l’ultimo approfondimento lavorativo che hai dovuto tradurre, le semplici istruzioni sul funzionamento di un dispositivo, l’ultimo film che hai visto.

Il rapporto dell’EF evidenzia proprio questo: quanto in un mondo sempre più globalizzato, le aziende che crescono di più sono più innovative dei competitor e sempre più propense a lavorare sullo sviluppo della competenza linguistica. Per questo definite “Global Fluency Leaders”: si tratta di organizzazioni capaci di superare i loro competitor investendo su programmi formativi, agganciando nuovi mercati con personale linguisticamente preparate, riescono a lavorare meglio ed a crescere di più.

L’inglese svolge un’importante funzione di connessione tra dipendenti, clienti e aziende. Veicola innovazione in qualità di strumento principe in ambito comunicativo e relazionale tra soggetti economici di diversi paesi. Le aziende innovative avrebbero lo stesso ritmo di crescita e lo stesso successo senza uno strumento linguistico universale? Noi crediamo di no.

La prova risiede nelle statistiche sulla diffusione dell’inglese in Italia. Sappiamo che il nostro paese ha una crescita economica misurata rispetto ad altri paesi del vecchio continente e del globo. Lo sviluppo è rallentato, l’export trova ancora non poche difficoltà. Secondo l’EF EPI, per quanto riguarda la padronanza dell’inglese l’Italia continua a perdere posizioni in Europa e si ferma al 36mo posto, dopo Francia e Spagna. Paghiamo un pesante ritardo rispetto a tutti gli altri stati membri, soprattutto verso la Germania che, tra le economie più forti, sembra quella maggiormente in crescita. In vetta alla classifica troviamo invece l’Olanda, seguita non a caso dai paesi scandinavi, dove innovazione e conoscenza delle lingue viaggiano di pari passo.

Per rimanere nel nostro paese, l’Emilia Romagna conquista il primo gradino del podio tra le regioni, precedendo Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. Per quanto riguarda invece le città, Milano è la città dove si parla più inglese (e meglio), seguita da Torino, Bologna e Firenze. Il divario tra nord e sud del paese conferma ulteriormente il rapporto stretto tra sviluppo economico e conoscenza delle lingue: fanalino di coda della classifica il Molise, preceduto da Puglia e Basilicata.