Innovazione delle banche: l’importanza delle startup!

Torniamo a parlare di Fintech, ma questa volta è tempo di bilanci. Ad essere sottoposto ai raggi X è il 20016 anno in cui si è riscontrato un autentico boom di Startup nel settore finanziario. Esse hanno raccolto dal mondo del venture capital circa 12,7 miliardi di dollari. Che le banche tradizionali stiano facendo la muta? Parrebbe proprio di si visto che una startup su tre ha avviato almeno una partnership con una banca con vantaggi reciproci.

Un cambiamento questo, che stavolta seppur atipico, parte dalle piccole realtà per poi arrivare ai grandi colossi finanziari. Cosicché mentre la banca tradizionale cambia pelle, a fornirle il DNA sono le StartUp forti dell’innovazione insita nella digitalizzazione dei servizi-prodotti. Mosse entrambe dal comune interesse di dover recuperare la fiducia dei clienti – i ricordi cupi, le cui reminiscenze hanno le radici nella recente crisi economica ed relativi i fattacci ancora non si sono dissolti – mirano a porre l’utente al centro. Sono le sue esigenze a stabilire i nuovi servizi ed il digitale è lo strumento che lo rende possibile.

Rivoluzione Fintech

Gli investimenti nel settore Fintech hanno continuato così a crescere, tanto da poter parlare senza indugi di rivoluzione digitale. In Europa il 2016 è stato l’anno più proficuo, con 1,2 miliardi di dollari raccolti per 179 deal, vale a dire +11% sull’anno precedente e +124% negli ultimi 5 anni. L’analisi effettuata anche da P101, fondo di venture capital specializzato in investimenti in società digital e technology driven, vede, però, un futuro collaborativo tra nuovi e vecchi player.

Startup banking: uno tsunami di innovazioni

Una spinta che seppur proveniente da piccole realtà quali sono le Startup, ha indotto le banche tradizionali ad innovarsi, spingendole a realizzare nuovi servizi per andare incontro alle esigenze del consumatore altrimenti accontentato dal Fintech. Infatti, secondo l’Osservatorio Digital Finance del Politecnico di Milano, ben il 60% delle startup Fintech internazionali fornisce servizi di banking (lending, conti bancari, pagamenti), il 19% si occupa di servizi di investimento, il 5% di servizi assicurativi ed il restante 16% di altri servizi (marketing, big data, security, ecc.). Non solo: la categoria banking ha ricevuto il 73% dei 26 miliardi di finanziamenti arrivati complessivamente al settore, e di questa cifra il 60% è dedicato al Lending&Financing (circa 15 miliardi). A fronte di un servizio così vicino e rivolto direttamente ai consumatori la banca tradizionale pare arrancare e che può risollevarsi solo se rivede totalmente il suo modo di “fare banca”.

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La soluzione? Aprirsi all’innovazione

Open innovation da parte delle banche tradizionali fa rima con collaborazione a due con la Fintech in cui vicendevolmente si impara gli uni dagli altri, scambiandosi i punti di forza a sfavore delle reciproche debolezze. Mentre la banca tradizionale manca dell’abilità di trovare nuove soluzioni efficaci, minimizzando gli investimenti, aspetto che portano in dote le Start Up, quest’ultime mancano dei dati e della vasta rete fisica presente sul territorio. Una partnership porterebbe indubbiamente dei vantaggi, sempre che funzioni. Perché non si tratta di un cambiamento certo facile per la banca tradizionale settore non certo rinomato per la sua apertura al cambiamento, alla condivisione dati ed all’uso di piattaforme su cui non abbiano un controllo diretto sui consumatori e sulla personalizzazione della loro esperienza. L’innovazione delle banche quindi passa anche dalle partnership con startup innovative!

CONCLUSIONI

Collaborazione tra Fintech e banche tradizionale è sinonimo di condivisione della tecnologia, dei talenti e del know-how. Ma anche di sopravvivenza ed evoluzione della specie, già quella della banca tradizionale che anziché morire sotto i pesanti colpi inferti a suon di innovazione, si renderanno meno lontane dal cliente, meno costose e assai più funzionali.

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