Food design: una forma d’arte e di business

Il food design è molto più che un modo per alterare la forma del cibo al fine di rendere irriconoscibile la materia prima che lo compone non proprio invitante tanto da indurre ad essere consumato.
Perciò inquadrare il food design rischia di banalizzare un’arte che vede la sua espressione massima in capolavori di gusto la cui forma è nota oramai in tutto il mondo come la pizza, l’hotdog, il panettone, la piadina, ecc. Difficile non gridare al capolavoro poi anche quando la forma trascende il gusto, basti pensare al classico bastoncino di pesce ormai divenuto così di uso consuetudinario da essere onnipresente sulle nostre tavole fino ad averne modificato l’immaginario. La sua azione ha modificato conseguentemente la rappresentazione di certi alimenti ormai conosciuti per un gusto originario oltretutto alterato.
Tant’è non è difficile sentire bambini che non hanno idea di mangiare pesce quando addentano un bastoncino o di consumare verdura quando proposta sotto forma di hamburger.

“Un passato glorioso, un presente affascinante ed un futuro radioso teso all’innovazione continua fa’ di qualsiasi categorizzazione di questo settore una prospettiva d’analisi certamente riduttiva oltre che di difficile quanto improbabile sintesi”.

Il food design è capace di far divenire perciò invitante un cibo punitivo e trasformare un rifiuto in una ghiotta occasione e quindi di agire su stimoli profondi relativi le nostre scelte culinarie intrinseche al consumo di cibo ma può fare anche molto di più.

Una delle declinazioni a cui faccio riferimento è quando si fonde con la tecnologia e apre di conseguenza le porte a scenari per il momento solo pionieristici ma che presto diverranno parte fondante di una nuova realtà legata all’esperienza complessiva di consumo del prodotto. Difatti può agire addirittura sul packaging ed il post di oggi intende indagare l’aspetto di questo ambito del food marketing così affascinante ed al contempo innovativo.

Adesso basta con l’immaginazione diamo fine ai preamboli e gustatevi il video del prodotto che vale più di 1001 parole! 

https://vimeo.com/198327947

Internet muta il consumo dei prodotti

Strano, vero? Oserei dire che trattasi di un’innovazione persino inusuale e che rende il prodotto finale addirittura irriconoscibile; siate sinceri avreste mai pensato di vedere la bottiglia reinventata per giunta con una simile soluzione così lontana da quella che ha in origine?
Diversi i materiali, diversa la forma.. la prima cosa che viene da pensare è: come potrà mai il consumatore acquistare qualcosa di così lontanamente famigliare? 

Sicuro che è un passaggio identificativo forte e non affatto naturale. Tuttavia si tratta di un cambiamento a cui dovremo presto abituarci poiché la fusione di Internet con i prodotti è imminente.
Questa li muterà radicalmente, insieme alle soluzioni applicative, al punto di modificare profondamente la nostra esperienza con essi. 

Internet + alcolici = i profitti si impennano

L’idea della libreria cocktail (il nome del prodotto è Opn), che Pernod Ricard ha presentato e proposto al Consumer Electronics Show (CES) tenutosi in Las Vegas in data 5 Gennaio 2017 pare essere solo una tra le tante che seguiranno. 

Questo prodotto è composto da 4 componenti: 

  • Libreria, almeno nel design, ma che in realtà sono bottiglie da 70 cl, dei diversi brand, tutti appartenenti al mondo di Pernod Ricard;
  • Una dock station che interagisce con i prodotti facenti parte della libreria, monitorando i livelli d’alcol contenuti nelle confezioni, informando sui differenti tipi di cocktail che è possibile realizzare in quel momento in base alle proprie disponibilità;
  • Un’App che consente di poter replicare in casa oltre 300 cocktail, step by step e fornendo gli ingredienti che servono a tale scopo;
  • Il sito Internet di Opn che mostra articoli e video sulla realizzazione degli aperitivi, oltre che dove poter condividere le proprie esperienze personali collegate ad Opn;

L’azienda ha idee ben chiare in merito, decisa com’è a cambiare per sempre le regole del mercato e convinta che la tecnologia non possa più essere tagliata fuori. D’altronde i numeri parlano chiaro: quando Internet si fonde con i prodotti, non solo cambia l’approccio del consumatore ma aumentano i profitti! 
L’innovazione rivoluzionaria è sinonimo di crescita, un’occasione preziosa per contraddistinguersi rispetto alla concorrenza ed un’affermazione nel mercato del brand.

Internet of things: cos’è? 

La libreria cocktail è una soluzione innovativa che nel particolare riassume i principi per cui più in generale Internet reciterà in futuro il ruolo utile a modificare la nostra esperienza con i prodotti che si farà sempre più coinvolgente e totalizzante.

L’internet degli oggetti alias Internet of Things (Iot) è l’alba di una  nuova era che promette di coinvolgere il consumatore attraverso un’esperienza non solo più ricca, ma che si pone con la ferma ambizione di non produrre “souvenir” inutili, bensì gadget in grado di essere sempre più funzionali a chi li adopera.  

Internet delle cose: difficoltà e criticità 

Agli inizi non sarà facile uscire da taluni “cliché” visivi, specie quelli a cui la nostra mente è abituata ad affidarsi come rinunciare alle catalogazioni a cui facciamo riferimento per organizzare le rappresentazioni di molti oggetti di uso comune. Ma presto applicazioni web collegate ad altri tipi di package rivoluzioneranno i nostri modi di consumare, cambiandoli radicalmente e agendo così in profondità sin nella più recondita forma di pigrizia mentale, per quanto reticente possa essere al cambiamento.

Sarà perciò un passaggio inevitabile, diciamo un male necessario? Vedremo.. piuttosto si tratterà di riscontrare le tipiche difficoltà iniziali relative all’adattamento insito alle nuove tecnologie, per poi tirare le somme solo in seguito ad aver raccolto un sufficiente bagaglio empirico.

CONCLUSIONI

Con molta probabilità in futuro un processo irreversibile cambierà abitudini e schemi con cui siamo soliti identificare gli oggetti. Pronti quindi a dire addio a molte delle vostre tassonomie, comprese quelle a cui siete più affezionati, come cambiare la percezione dei materiali a cui siamo oramai abituati da anni se non addirittura da secoli? La sfida è aperta, come i diversi punti di domanda che inevitabilmente ne conseguono quando i processi di cambiamento volti all’evoluzione di usi e costumi ci investono, tesi come siamo tra la ricerca dell’innovazione continua e la frizione che essa genera con la tradizione ed i suoi modelli affermati.

Eppure non possiamo fare altrimenti che accogliere in noi il cambiamento, fino a metabolizzarlo perché l’abitudine nel food design non è un segno di qualità inferiore/deplorevole, bensì quando essa si afferma spesso è sintomo che ha il valore per diventare un successo intramontabile!