Fintech Italia: 4 chiacchiere con Pietro Cesati sul settore e su Soisy
Ecco: l’intervista con Pietro Cesati, CEO e Founder di Soisy, piattaforma di prestito tra privati basata sul sistema peer-to-peer lending altrimenti detto anche social lending – sfata tutti i luoghi comuni, pregiudizi e stereotipi che ancora circolano in relazione al settore bancario.
La recente ondata rivoluzionaria che lo sta investendo – la rivoluzione Fintech in Italia per l’appunto – ribalta il paradigma imperante nel settore bancario tradizionale, che non si può certo dire non abbia conosciuto crisi specie dal 2007 in poi.
Il digital ha puntato su di una relazione con il consumatore ed una gestione interna sempre più sicura, facile, vicina e personale. Grazie al settore Fintech ciò che era difficile diverrà semplice ma soprattutto trasparente; e sul perché basta rifletterci un attimo e soffermarsi a pensare, appunto: “Quando prima di ora avremmo potuto conoscere di persona, chattare o chiedere un’amicizia su Facebook al CEO & Founder della nostra banca di fiducia?”
Pietro è un mio coetaneo, il destino ci ha fatto incontrare per i mestieri seppur diversi che facciamo, entrambi con passione e forte determinazione ma soprattutto con voglia di crescere e fare solamente bene; ma come spesso accade nella vita per riuscirci essere liberi non basta. È necessario avere coraggio e prendersi anche più responsabilità del dovuto. E vediamo se sono stato bravo a farle emergere, chiedendolo direttamente a lui, a Pietro, perché il suo esempio e la sua testimonianza valgono più di mille mie parole.
- Si dice che chi lascia la via vecchia per quella nuova sappia cosa lascia ma non cosa trova. Faccio riferimento alla tua storia, Pietro e più precisamente alla scelta professionale che hai fatto ed il percorso che hai intrapreso. Che tipo di anticorpi è necessario sviluppare per combattere l’ansia da stritolamento per attuare questo difficile e coraggioso passaggio/salto?
Tant’è che nel team di Soisy siamo soliti parlare di dover superare “l’illusione del controllo” perché appunto il mondo non è affatto controllato o controllabile, al contrario: è massimamente incerto e le probabilità che qualcosa possa accadere da un momento all’altro sono maggiori rispetto all’idea che rimanga tutto uguale. Sento di aver raggiunto la neutralità rispetto agli eventi che la vita mi pone dinanzi, oramai consapevole che la soluzione è in chi si adatta e non certo in chi fugge. In Soisy il nostro mantra è: “Abbracciare l’incertezza per accoglierla”.
Il passaggio che ho compiuto da lavorare in una banca tradizionale ad una Startup è stato non solo naturale ma anche liberatorio. Sento di aver raggiunto molto di più il mio potenziale nonostante l’ambiente più difficile e dominato dalla pressione che mette maggiormente alla prova.
Una valida cura per l’ansia? Saper scindere l’aspetto emotivo da quello professionale, nel mio caso ha sempre aiutato molto. Inoltre, praticare sport e stare con la famiglia sono l’antidoto giusto per gestire e combattere lo stress. Queste sono due attività con cui riesco a staccare quasi totalmente. Dico quasi perché il computer me lo porto spesso dietro, lavorando in modalità “nomade digitale” anche durante le reunion familiari.
- Che qualità sono necessarie per credere in qualcosa in cui gli altri ancora non credono? Quale approccio necessario per convincerli? Superare questo tipo di difficoltà è vero che modifica in meglio il codice genetico di un CEO-Founder tanto da distinguerlo dalla massa degli specialisti che svolgono lo stesso ruolo professionale?
Si tratta di partire da un’idea iniziale con un obiettivo per poi procedere attraverso feedback ed iterazioni fino a quando l’obiettivo non si delinea sempre di più nitidamente.
Un metodo che adopero ed applico per lavorare? Spacchetto i problemi in problemi sempre più piccoli e poi si procede con la nota “lista delle cose da fare” che noi in Soisy chiamiamo “Doing”; ed una volta fatte, trasferiamo quelle attività nella lista del “Done”’ e a fine giornata cerchiamo sempre di essere in pari con gli obiettivi. Se c’è una cosa che ho imparato è che all’inizio serve oliare e far comprendere l’ingranaggio e le sue meccaniche, ma una volta inserite le persone in un contesto partecipativo il risultato è che riescono a dare il meglio.
- Se dico burocrazia cosa rispondi?
Il modello secondo cui è organizzato Soisy è di stampo partecipativo in cui si condivide una visione d’insieme e gli obiettivi sono comuni.
Tutto ciò è anche facilitato dalle dimensioni: le Fintech hanno dimensioni ridotte rispetto a quelle delle grandi compagnie. In Soisy siamo in 9, ad esempio. Le Startup desiderano superare e innovare il modello verticistico-piramidale fortemente burocratizzato che porta con sé due tipi di criticità (che io ho rilevato durante la mia carriera in banca):
Infine nelle organizzazioni verticistiche le persone sono infelici. Ritengo che potesse essere un modello valido per un mondo prevedibile che ha avuto la sua fortuna quando è nato, durante ben altre economie, come negli anni ‘50 quando il mercato era assai diverso e si procedeva per mega produzioni prestabilite e sempre crescenti – penso all’industria automotive di quei tempi, dove la sfida era sfornare sempre più auto in maniera lineare, crescente e prevedibile. Ma quel modello non funziona più oggi: in un mondo dominato dall’incertezza, ci salverà solo la capacità di essere flessibili e di adattarci in continuazione.
- La parola fiducia che significato assume in un sistema peer to peer lending?
E se la mission è chiara -ovvero come ri-creare un sistema basato sulla fiducia- la questione affatto chiara è come farlo. La verità è che il digitale ha un effetto misto sulla fiducia delle persone: se da una parte offre trasparenza nella comunicazione e attraverso sistemi come la chat, dove il cliente si sente più libero e meno condizionato rispetto agli sportelli bancari, dall’altra, il fatto di interagire con un computer può far provare spaesamento e timore.
In Soisy abbiamo scelto la strada della tecnologia 100% online, per facilitare e semplificare la vita delle persone. Ma abbiamo optato per una tecnologia umana, mettendoci dentro le persone, le nostre facce, i nostri pensieri, la nostra voce e una trasparenza e facilità di interazione col nostro team sconosciuto alle istituzioni finanziarie classiche. Se entri sul sito Soisy, te ne accorgi subito: si apre una live chat con Carlo del nostro client support, con cui puoi interagire in tempo reale, o se entri nel blog e nei pezzi che firmo io, chiedo spesso agli utenti di scrivermi alla mia mail personale o nei commenti.
Oltre che sulla tecnologia e sulle persone, puntiamo inoltre sulla chiarezza e sulla trasparenza per instaurare relazioni di fiducia con i nostri clienti: in Soisy non esistono clausole in caratteri minuscoli e illeggibili, asterischi o spese nascoste. Ciò che l’utente vede nel preventivo è esattamente quello che pagherà, senza spiacevoli sorprese a posteriori.
- Nella Fintech del futuro quali aspetti “tradizionali” del settore finanziario vorresti mantenere e quali invece eliminare totalmente?
- Ritieni che il fenomeno della rivoluzione Fintech rappresenti solo rottura o sia anche recupero ed integrazione di alcuni valori-aspetti del passato?
Internet e la tecnologia avvicinano le persone e accorciano le distanze. Al contrario lo sportello bancario è un ostacolo e una barriera per separarti dalle persone e “tenerti lontano e al tuo posto”, entro schemi rigidi e per nulla umani. Sembra un paradosso, ma se ci pensi lo sportello bancario non ti dà la possibilità di parlare e interagire col direttore della banca, men che meno col CEO dell’istituto bancario di riferimento. Io invece chatto spesso con i nostri clienti, li chiamo e molti poi mi chiedono l’amicizia su Facebook.
- Il mobile: implementazione indispensabile, accessoria o tangenziale per una banca online?
Ma a parte i nostri tempi, la rilevanza e necessità di pensare in ottica mobile è per me indiscutibile: la maggiore facilità di utilizzo, l’agilità, comodità e sicurezza sono delle variabili che non possono essere tralasciate oggigiorno.
- Esiste o hai riscontrato un digital divide persistente in Italia?
Per ora non è capitato nessuno che non avesse capito come andare avanti.
Il digital divide è comunque un dato di fatto, dove le variabili anagrafiche fanno da spartiacque. Ciò non toglie che ci siano anche molti giovani che, a dispetto dei luoghi comuni, hanno poca dimestichezza col digitale e questo sicuramente mi preoccupa assai di più rispetto agli anziani che non sanno usare le nuove tecnologie. A vederla in ottica prospettica e a lungo termine è una variabile non indifferente per il benessere e welfare del nostro paese.
- In che modo trovi si sia posto ed orientato il nostro paese rispetto all’importante cambiamento in corso per opera della rivoluzione fintech ed alla sua ventata e tsunami innovativo? Che atteggiamento nutre nei suoi confronti – cito per l’occasione Umberto Eco – più da apocalittici o da integrati?
- Con il senno di poi, ti senti ripagato dalla sfida che stai affrontando, sei mai nostalgico della precedente carriera, hai dei rimpianti o sei totalmente immune da questi stati melanconici? Ti trovi mai ad oscillare tra passato e presente e nell’eventualità, come fai fronte alle vertigini che sono solite conseguire quando si è posti emotivamente tra questi due pericolosi poli? Nel qual caso che atteggiamento è necessario maturare nel ruolo di CEO di un’organizzazione aziendale per tendere a scelte direttive volte al futuro e all’innovazione continua, senza farsi prendere dalla forza di gravità che proviene dal passato?
Per quanto riguarda “l’atteggiamento guida”, se vi è una cosa che ho appreso è che l’atteggiamento direttivo non funziona: trascesi i limiti, superati i paletti mentali di talune logiche oziose, è solo l’atteggiamento partecipativo che può fare la differenza perché le persone portate a partecipare esprimono tutto il loro potenziale.
Fintech Italia: conclusione dell’intervista con Pietro Cesati di Soisy
- I tempi stanno inesorabilmente cambiando e sentite la pressione?
Può darsi che fino a qualche tempo fa potessimo anche avere ragione, d’altronde chi ha vissuto la fase di passaggio dall’analogico al digitale con la progressiva fase di maturazione della tecnologia 3.0 lamenta -oltretutto a ragion veduta- un vissuto che talune volte era a dir poco preoccupante tra e-commerce poco chiari, frodi telematiche, usabilità web ridotta al lumicino.
Ma il presente parla un linguaggio assai differente e ormai maturo, con piattaforme sempre più user friendly che fanno interagire l’utente con servizi e prodotti prima impensabili, in nicchie di mercato sempre più calibrate e adatte alle esigenze del consumatore.
L’esempio di Soisy in questo senso è illuminante a dimostrazione che ascoltare, leggere il mercato e porre l’utente al centro del proprio mondo paga quasi sempre in termini di efficacia e valore percepito. Come? Con una comunicazione più trasparente e diretta con il cliente, una gestione interna più efficace oltre che meno dispendiosa. Un’alchimia, questa, dirompente, che ci auguriamo sia capace di offrire un valido metodo per recuperare e restituire l’aspetto più importante nella relazione che si instaura tra istituzioni finanziarie e consumatori: LA FIDUCIA.