L’accuratezza del contenuto non è un fattore di ranking, parola di Danny Sullivan di Google

Oggi su Pop Up vi parleremo di una dichiarazione che ha destato parecchio interesse e anche un pizzico di polemica tra gli esperti SEO di tutto il mondo. Stiamo parlando della dichiarazione effettuata da Danny Sullivan di Google, il quale ha dichiarato che l’accuratezza del contenuto non è da trattare come un fattore di ranking per il posizionamento di un sito sui motori di ricerca.

Sembra un’affermazione che va controcorrente rispetto all’impostazione adottata da Google, che spesse volte ha dichiarato che occorre sviluppare i propri contenuti per rispondere al meglio alle query digitate dagli utenti in rete.

Da questo punto di vista, Danny Sullivan, ha spiegato che i sistemi adottati da Google si basano sulla pertinenza degli argomenti al sito e sull’autorità dello stesso per classificare i contenuti sul motore di ricerca.

I sistemi di Google non possono verificare l’accuratezza dei contenuti. BigG invece si basa sui segnali che la società pensa siano in linea con la “pertinenza dell’argomento e dell’autorità del sito allo stesso”.

Ciò ha attirato l’attenzione dei SEO e ha dato il via a una conversazione piuttosto animata a riguardo, della quale vi riportiamo in questo post.

Ecco il tweet di Danny Sullivan a riguardo:

Le reazioni del mondo SEO

Il magazine Search Engine Land ha raccolto con il suo autore George Nguyen alcune dichiarazioni rilevanti di tutti i principali esperti mondiali di SEO per capire meglio e interpretare le parole di Danny Sullivan rilasciate a mezzo tweet.

Rand Fishkin, fondatore di Sparktoro, non è d’accordo con le basi della spiegazione di Sullivan, ribadendo che le macchine possono assegnare livelli di accuratezza ai contenuti, citando le “risposte alle filmografie o alle informazioni di viaggio”.

Judith Lewis, fondatrice di DeCabbit Consultancy, ha sottolineato la complessità del problema, aggiungendo che l’apprendimento automatico “consente un grado di valutazione dell’accuratezza”. Lewis ha anche suggerito che la risposta di Sullivan potrebbe essere destinata a dare a Google un pò di margine di manovra sulla questione.

Jenny Halasz, presidente di JLH Marketing, ha fatto eco a un sentimento che potrebbe essere condiviso da molti SEO, quando ha twittato: “SÌ, mille volte SÌ! Grazie @dannysullivan. Questo è un mito che non morità”. Halasz ha anche sottolineato con ironia che Google stesso fornisce i suoi risultati di ricerca con contenuti accurati, che quindi per forza devono essere in qualche modo un fattore di classificazione.

La precisione dei contenuti è importante per gli utenti, ma, come spiegato da Sullivan, non è un fattore di ranking di Google. La pertinenza e l’autorità sull’argomento è da non confondere con la popolarità, che può derivare dai due. Inoltre quando Bill Slawski, direttore della ricerca SEO per Go Fish Digital, ha citato la spiegazione di Google su come funzionano gli algoritmi di ricerca, interpretandoli nel senso che la popolarità determina i punteggi di fiducia dei contenuti, Sullivan ha risposto seccamente: “No. Non è popolarità”. Questa sarebbe un segnale troppo semplice e probabilmente inapplicabile a nuove query, che costituiscono il 15% del volume di ricerca giornaliero di Google.

Quindi in effetti forse a fare il posizionamento oltre che l’autorità, è diventata la verticalità di un sito rispetto ai contenuti proposti, scalzando forse l’accuratezza del contenuto, che si pensava fosse importante per il posizionamento del sito. O comunque, la mia impressione è che l’accuratezza del contenuto sia importante quando a proporlo è un sito strettamente legato a quell’argomento (verticale o di nicchia) e che si è creato nel tempo una buona “nomea”.

E voi cosa ne pensate dell’accuratezza del contenuto come fattore di ranking? Dite la vostra su Pop Up!